In periodo di vacche magre, come è quello che stiamo passando, sembra incredibile che funzionari pubblici e tribunali amministrativi debbano perdere tempo e risorse per occuparsi delle sciocchezze contenute nei ricorsi animalisti, il cui unico scopo, sembra ormai sempre più evidente, è quello di creare intoppi alla stagione venatoria e ai cacciatori.
Ogni tanto, diciamo pure spesso, questi ricorsi vengono pure vinti, merito di leggi diversamente interpretabili, ma anche di disattenzioni e leggerezze di Province e Regioni, e, dobbiamo ammetterlo, di una certa esperienza guadagnata sul campo dagli avvocati di queste associazioni, sempre più ricche (grazie anche ai contributi del 5 per mille e alle sovvenzioni statali, quando sono Onlus). Aggiungeteci che le spese legali per i ricorsi le varie Lac, Lav, Wwf e compagnia bella spesso e volentieri non le pagano, e avete il quadro chiaro della situazione: opporsi al Tar ai vari provvedimenti sulla caccia per loro altro non è che ordinaria amministrazione.
Il massimo si ha se poi succede, come per la recentissima sentenza del Molise, che alle ricorrenti vengano anche riconosciute le spese da parte dell'istituzione denunciata. Nel caso specifico la Regione è stata condannata al pagamento di 1000 euro a titolo di rimborso alle due associazioni vincitrici. La metà di questi soldi andrà all'erario visto che una delle due, oltretutto, ha beneficiato del patrocinio a spese dello Stato.