Nella modernissima New York non riescono a fare diversamente da centinaia di anni: nonostante le dispendiose campagne di derattizzazione, per eliminare i topi, che scorrazzano grassi come gatti fin nei quartieri più famosi come Broadway, come secoli fa, non si è trovato di meglio che ricorrere alla criticatissima (da noi) caccia in tana. Proprio come fanno in Italia gli agenti provinciali con l'aiuto degli abilitati (cacciatori volontari), con le volpi, a scongiurare una emergenza sanitaria ci pensano i cacciatori di topi con l'aiuto insostituibile dei cani di razza terrier e bassotto, specializzati da centinaia di anni proprio a questo scopo e selezionati nel corso di molte generazioni, per riuscire ad introdursi anche nei più piccoli pertugi.
A loro tocca il lavoro sporco, con il tacito supporto di milioni di cittadini newyorchesi, che certo non si sognano di protestare, felici che qualcuno si dia da fare per togliere di mezzo i pericolosi roditori ed allontanare lo spettro di malattie ed infezioni. Si dice che siano almeno 100 milioni nella sola Manhattan. Ogni sera un gruppo di cacciatori e proprietari di queste razze di cani (solitamente la cosa coincide) si riunisce nei vicoli più frequentati dai topi ed entrano in azione quando la città si spopola e i ratti escono per trovare cibo. Il gruppo si fa chiamare R.A.T.S., sigla che significa Ryders Alley Trencher-Fed Society, dal nome di un vicolo, Ryders, di New York, e di un tipo di cane da caccia alla volpe (trencher-fed, cioé cresciuto individualmente e non in un branco). I cani non chiedono di meglio: la loro natura li spinge ad attaccare senza pietà ed è proprio questa “indole” decisa ad assicurare ai topi una degna fine, naturale ed ecologica.
Qualcuno, che ha visto le immagini arrivate dalla grande mela (i quotidiani nostrani le presentano non senza avvisare che possano urtare la sensibilità dei lettori) e quelle relative alla caccia alla volpe, potrà obbiettare che così non è. Ma basta soffermarsi un attimo e pensare all'alternativa: il veleno e le trappole: metodi solo all'apparenza meno cruenti ma che riservano all'animale una lenta e dolorosa agonia. In fondo la predazione è un fatto naturale. E sono proprio gli ambientalisti a sostenerla (per dare contro ai cacciatori) quando si parla di specie in soprannumero. Forse il discorso cambia quando si parla di animali bruttarelli come i ratti? La nutria, che certo non è meno infestante del semplice topo (basta leggere gli allarmi frequenti dell'UE) è difesa a spada tratta da molti animalisti. Qualcuno tra loro di recente ha anche proposto di introdurre altre volpi per eliminare il problema (sapendo che le volpi non attaccano le nutrie, ma la piccola selvaggina, forse si sarebbero risparmiati la sparata). Ad ogni modo si avrebbe solo uno slittamento di problemi: quando le volpi sono troppe, che si fa? Stiamo ancora aspettando le proposte di quanti hanno protestato a Siena. |