E' una rivoluzione quella di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Terra Madre, immense realtà, ormai presenti in tutto il mondo, che, a partire dai valori etici del cibo, integrati alle produzioni di qualità tramandati dalla tradizione, hanno messo in discussione i sistemi di produzione e consumo delle grandi economie di mercato.
E' bastato ricreare quelle suggestioni, tipiche dell'Italia rurale, fatte di sapori genuini e produzioni tipiche locali, per innescare un generale ritorno ai veri sapori di una volta, talmente forte da arrivare alla tavola di Obama (l'orto di Michelle è ispirato proprio a Slow Food). La rivoluzione di Carlo Petrini è diventata il soggetto di un film, nelle sale il 30 maggio, intitolato appunto “Slow Food Story”. Un documentario diretto da Stefano Sardo, che racconta il percorso dell'organizzazione no profit che oggi ha un università e 85mila soci in 130 Paesi.
Slow Food ha dimostrato che la gastronomia non è solo ricette e chef: ”In realtà dietro la gastronomia - dice Petrini a La Stampa - c è agricoltura, zootecnia, chimica, fisica, antropologia e economia politica. Questa visione allargata della gastronomia ha fatto si che potesse diventare anche espressione di un movimento politico, che non è solo Slow Food oggi, ma è molto di più nel mondo”. Ma per Petrini c'è ancora tanto da fare. "La sfida che abbiamo davanti più importante - dice - è la lotta al degrado dell’ambiente, che in buona parte è da imputare a una produzione del cibo massiva e a un concetto di spreco che non ha pari nella storia”.
Inutile ricordarlo ma il consumo di selvaggina, il richiamo alle tradizioni venatorie e l'impegno dei cacciatori nel preservare ambienti altrimenti lasciati in stato di abbandono, sono tutti punti in sintonia con il movimento di Petrini, su cui sarebbe necessario puntare maggiormente anche per affermare i principi di sostenibilità ambientale della caccia.