Mentre gli amministratori provinciali e regionali stanno cominciando a vedere gli effetti di un graduale ma evidente calo dei cacciatori (meno risorse a disposizione per il rimborso dei danni e per la gestione faunistica), c'è anche chi questo processo di impoverimento lo vuole promuovere. Come il direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Franco Perco, che durante il convegno Per una gestione razionale delle risorse faunistiche tenuto a Bastia Umbra in occasione di Caccia Village, ha prospettato una nuova gestione della fauna che preveda da una parte il potenziamento delle aree protette, dall'altra, senza troppo girarci intorno, il ridimensionamento dei cacciatori.
Il problema dell'attuale modello di gestione faunistica infatti, secondo Perco, risiede nelle carenze in fatto di controlli e programmazione. Per invertire questa tendenza (in cui finora l'avrebbero fatta da pedrone gli interessi dei cacciatori al cinghiale in braccata), occorre “ridurre il numero dei cacciatori" per "commisurarli alle prede possibili". Quindi il Direttore dei Monti Sibillini propone di legare il cacciatore al territorio attraverso l'istituzione di tantissimi Atc, uno per ogni comune. L'esempio virtuoso, secondo l'idea di Perco, è quello del Distretto Venatorio del Carso, che con 20 mila ettari e 411 cacciatori associati ha 23 Atc subcomunali, ognuno amministrato da un diverso direttore. Questo sistema secondo Perco basterebbe a garantire la corretta applicazione dei programmi gestionali, visto che ogni piccolo territorio viene legato a precise responsabilità.
L'ipotesi Perco sembra ben poco applicabile. In soldoni, meno cacciatori ci saranno, meno saranno le risorse da destinare al funzionamento degli Atc (pochi o tanti che siano), alla gestione faunistica, ai monitoraggi scientifici e alle riqualificazioni ambientali. Ma anche alle stesse aree protette che Perco vorrebbe potenziare. Con quali soldi visto che finora sono state le tasse dei cacciatori in buona parte a finanziare anche il sistema delle aree protette? (Non dimentichiamo che le cosiddette Zone di Ripopolamento e Cattura, gestite con le risorse dei cacciatori, sono una discreta parte delle aree a tutela).
Chi crede poi che i comuni potranno reggere anche questo peso, ora che stanno smantellando ogni tipo di servizio al cittadino proprio per mancanza di fondi (e lo slittamento dell'Imu in tal senso non aiuta), forse dovrà fare qualche riflessione in più. Disposti a ricrederci se qualcuno riuscirà a dimostrare - e a garantire, conti alla mano - il contrario.