“Le difficoltà che si prospetteranno sul versante dei calendari saranno quelle di sempre a cominciare dal mancato dialogo tra le regioni nel definire tra loro atti omogenei soprattutto quando sono simili le caratteristiche e le vocazioni faunistiche dei territori". Così Marco Ciarafoni, Presidente Consiglio Nazionale Arci Caccia, nell'editoriale di luglio 2013 sul periodico dell'Arcicaccia, Caccia +.
"Se i calendari non verranno definiti a dovere, come al solito entreranno in campo i tribunali a riscrivere le regole con la speranza che non salti qualche giornata di caccia. Agli amministratori - dice Ciarafoni - occorre chiedere di assolvere al loro compito utilizzando al meglio le leggi a disposizione. Fughe in avanti non servono e tantomeno restrizioni penalizzanti. La Corte costituzionale ha ribadito con una sentenza riguardante la regione Toscana che i calendari venatori debbono essere approvati attraverso degli atti amministrativi e non con leggi ad hoc" evidenzia Ciarafoni secondo cui occorre avviare tavoli interassociativi che affrontino, insieme alla rivalutazione dell’identità della caccia italiana, alcuni temi cruciali come quello dei danni da fauna selvatica, quello di riconoscere ruolo, funzioni e risorse alle imprese agricole, l’inserimento dello storno nell’elenco delle specie cacciabili, la valorizzazione degli Atc e dei Ca, gli accordi interregionali tra regioni sulla mobilità, la corretta applicazione delle deroghe, la governance istituzionale dopo il possibile scioglimento delle Province.
"Flebili momenti di confronto sono stati avviati. Occorre incoraggiarli - sottolinea Ciarafoni - partendo dall’idea che l’unità, pure necessaria, è lo strumento per difendere la caccia e per ricollocarla culturalmente nella società. Essere orgogliosi di essere cacciatori non significa gridarlo ai quattro venti nelle sale chiuse dei circoli ma essere riconosciuti utili alla società. Scrivo queste cose per dire che non bisogna mollare. Oggi più che mai le associazioni nel tempo della crisi economica devono stare vicino ai loro soci, mettere a disposizione servizi che vadano ad abbattere costi, essere trasparenti nella gestione delle risorse, far sentire ai cacciatori che vivono all’interno di una comunità. Non mollare significa tentare tutte le strade per evitare che la frustrazione e le ridotte risorse di ciascun cacciatore non prevalgano al momento della decisione del rinnovo del porto di fucile. E’ questo il momento di tenere aperti i circoli, di trasformare i campi addestramento, gli stand di tiro a volo, le sagre e quant’altro quali occasioni per trasmettere fiducia e per gettare le basi di un domani diverso. Tutti insieme ce la possiamo fare. Le associazioni se abbandoneranno la tattica, i cacciatori se avvertiranno che la fase storica richiedere il loro protagonismo. Intanto - chiude Ciarafoni - guardo, come tanti di voi, i miei cani. Ci raccontiamo con gli sguardi le storie vissute e ne immaginiamo tante altre. La cassetta è pronta, non c’è bisogno di inviti per salire. C’è un filo rosso che unisce uomini e cani che è difficile descrivere. Si parte verso un nuovo viaggio di scoperta che come scrisse Marcel Proust, non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi".
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