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a questione sollevata sul piombo nella carne di cacciagione dovuta all'utilizzo delle munizioni sembra essere più un attacco al mondo venatorio che una vera emergenza scientifica. Lo dimostrano i dati presentati durante il convegno promosso dalla Regione Emilia Romagna Il piombo nelle munizioni da caccia, organizzato da Cncn, Arcicaccia e Federcaccia.
L'evidenza sta proprio nelle ricerche scientifiche realizzate su questo tema, presentate durante il convegno. Uno studio svedese per esempio (condotto dalla Swdish Enviromental Agency e dalla Swedish Defence Research Agency) ha quantificato i frammenti metallici dispersi all''interno delle carcasse cacciate e si è occupato di misurare la quantità di piombo assimilata dall'uomo. Ne è emerso che gli esseri umani in realtà, inconsapevolmente, assumono piombo tutti i giorni da aria, acqua e cibo e che anche qualora consumassero cacciagione, l'apporto di piombo assunto in questo modo sarebbe risibile. I composti derivati dal piombo che ci sono nell'acqua possono infatti essere assimilati più facilmente, visto che il piombo metallico non può essere direttamente assorbito dal corpo umano.
Il che comporta che la quantità assimilabile dal consumo della carne è minima: dall'1 al 2 % nelle sue derivazioni assimilabili (composti biodisponibili prodotti nella digestione). Di questa minima percentuale, ciò che però, secondo le statistiche viene effettivamente assorbito, si attesta attorno allo 0,2% negli adulti e lo 0,5% dai bambini. Un esempio pratico: 3 kg di carne di cinghiale contaminata dal piombo consumati in una settimana corrispondono (nell'eventualità massima di assimilazione di piombo possibile) alla dose di piombo assunta bevendo 2 litri di normale acqua potabile al giorno.
Dati simili escono anche dal rapporto dall'European Food Safety Authority (EFSA) che ha pubblicato gli effetti sulla salute del piombo nell'organismo e indicato nella causa principale dell'assunzione di piombo da parte della popolazione alimenti comuni quali: prodotti a base di cereali, latte e derivati, bevande non alcoliche, verdure e acqua. La carne rappresenta meno del 6% del contributo a questo tipo di esposizione. Il consumo di cacciagione (che è una minima percentuale della carne consumata) non modifica la situazione di esposizione totale al piombo della popolazione. Uno studio svizzero, inoltre, ha confrontato i livelli ematici di persone che frequentemente consumano cacciagione con quelli di altre persone e non sono emerse particolari differenze.