Riceviamo e pubblichiamo:
Piombo nelle munizioni da caccia: da ricerche internazionali esclusi rischi per la salute dell’uomo
Riscontri scientifici sulle conseguenze dell’uso di piombo nelle munizioni dimostrano che se eventualmente ingerito nel consumo di carne proveniente da cacciagione ha conseguenze irrilevanti sulla salute umana rispetto a quello assimilato attraverso acqua, cereali, latte ed altri alimenti abituali nella comune alimentazione.
La necessità di ulteriori approfondimenti e di una corretta informazione sull’argomento è condivisa da ISPRA e dalle Associazioni Venatorie.
Studi internazionali confermano come la presenza nel nostro ciclo alimentare di selvaggina cacciata con munizioni al piombo non modifica in alcun modo i livelli di rischio per la salute umana. L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) da parte sua e con altri dati conferma la tesi del rischio per animali e uomo, ma chiede altri studi in merito. Sono questi due degli spunti più importanti emersi dal convegno di mercoledì 3 luglio svolto nella sede della Regione Emilia-Romagna, che patrocinava l’appuntamento, dal titolo “Il piombo nelle munizioni: nuove evidenze scientifiche per soluzioni sostenibili”. L’organizzazione era a cura del CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura)in collaborazione con Federcaccia e Arcicaccia, con lo scopo di arrivare ad un punto di incontro razionale e supportato da evidenze che ne certificassero la solidità.
L’obiettivo non è stato completamente raggiunto, tuttavia si è fatto un grande passo avanti sulla strada del dialogo visto che ISPRA, che al momento raccomanda la sostituzione completa delle munizioni al piombo, con i dati discussi a Bologna avrà modo di approfondire altri aspetti della questione.
Il mondo venatorio non può che esprimere soddisfazione per i risultati degli studi, che appaiono confortanti rispetto a un allarmismo a volte pretestuoso. Le Associazioni Venatorie infatti non sono certamente favorevoli ad una accelerazione nel divieto dell’utilizzo del piombo nelle munizioni da caccia se questo non si basa sulla certezza dei dati, ma su un eccesso di precauzione. Tuttavia, nell’attesa di conclusioni definitive da parte del mondo scientifico, non rifuggono dall’affrontare la questione, impegnandosi nella diffusione di una equilibrata informazione e soprattutto della promozione di un corretto approccio al trattamento dei capi di selvaggina che riduca significativamente eventuali rischi sia per la salute umana che per gli animali necrofagi.
D’altronde lo studio degli svedesi Ulf Qvarfort (Swedish Defence Research Agency) e Christer Holmgren (Swedish Environmental Agency), dal titolo “Il piombo nella selvaggina - Studio sulla bioaccessibilità dei frammenti di piombo metallico” ha dimostrato come non ci siano rischi per l’uomo dall’inserimento di selvaggina nella catena alimentare.
Questa è stata sicuramente la conclusione della relazione, presentata dal dott. Mario Ge Segretario Generale AFEMS (Associazione europea dei produttori di armi e munizioni sportive), la più originale dell’appuntamento bolognese, dalla quale è nato un dibattito dalle molteplici implicazioni. L’incontro era stato aperto dai saluti dell’avv. Giovanni Ghini, presidente del CNCN, e dal saluto del Consigliere Regionale Tiziano Alessandrini in sostituzione dell’assessore Tiberio Rabboni assente per impegni istituzionali. La dott.ssa Maria Luisa Bargossi, Responsabile Servizio Territorio Rurale e attivitàfaunistico-venatorie della Regione Emilia Romagna, ha fatto da moderatrice del convegno, introducendo poi le relazioni dei professori Angelo Moretto (Università degli studi di Milano) e Piermannuccio Mannucci (Direttore Scientifico, Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore
Policlinico Milano) dal titolo “Piombo nella carne di cacciagione e implicazioni per la salute dell’uomo”.
Il dott. Silvano Toso ha presentato le iniziative dell’ISPRA in merito alla problematica del piombo nelle munizioni da caccia, come sopra accennato, mentre “Il Piombo: quale la reale dimensione del problema per l'uomo?” è il titolo dell’intervento del medico-cacciatore il prof. Giorgio Bandiani, Consigliere Delegato URCA già Primario Divisione di Nefrologia e Dialisi Ospedale Civile di La Spezia.
Infine il dott. Heinrich Aukenthaler, Direttore dell’Associazione Cacciatori Alto Adige - Sez. Provinciale FIdC Bolzano, ha parlato degli “Aspetti igienico sanitari del trattamento della spoglia: dal recupero del capo nel rispetto delle altre specie alla preparazione delle carni per il consumo umano”.
Al termine dei lavori, seguiti con molto interesse dal folto pubblico in sala e da quello di gran lunga maggiore che ha approfittato del collegamento streaming dal sito della Regione Emilia Romagna, non sono mancati alcuni contributi al dibattito da parte dei presenti. Ad aprire il giro di interventi, in rappresentanza dell’Arcicaccia, Silvia Pagliarini, giovane e preparata studentessa di veterinaria a Camerino, che ha riassunto il personale confronto svolto su numerosi studi di primari Istituti ed Enti americani ed Europei ribadendo come la mancanza di conclusioni condivise ed univoche debba portare ad un ulteriore approfondimento della questione. Sulla salubrità delle carni portate sulle nostre tavole – ha poi sottolineato - il ruolo del cacciatore assume un ruolo fondamentale.
L’avv. Giovanni Bana, Vice Presidente FACE Europa ha posto l’accento sull’importanza di una comunicazione corretta sul tema piombo, che non parta da posizioni preconcette ma si svolga su basi scientifiche.
Presente anche Antonio Morabito, responsabile nazionale fauna di Legambiente, che ha espresso la sua soddisfazione per le interessanti e stimolanti relazioni proposte, dicendosi disponibile ad affrontare insieme l’argomento piombo.
Fra gli interventi anche quello del dott. Alessandro Andreotti dell’Ispra, che pur ribadendo la posizione dell’Istituto in merito ai rischi legati al piombo si è detto disponibile ad ulteriori approfondimenti.
Infine, il presidente nazionale FIdC Gian Luca Dall’Olio ricordando a sua volta come su questo tema siano necessarie ulteriori verifiche attraverso la scienza, ha sottolineato come prima di discutere su “piombo sì, piombo no”, sia utile e necessario far comprendere e trasmettere, e in questo il ruolo delle AAVV e l’assunzione di responsabilità dei cacciatori è fondamentale, come trattare correttamente le spoglie dei selvatici abbattuti, così da limitare o addirittura azzerare qualsiasi eventuale rischio per l’uomo o per gli altri selvatici, anche partendo da un aspetto spesso trascurato, specie in alcune forme di prelievo, che è il recupero dei capi feriti.
Abbiamo lavorato molto per portare a questo convegno degli spunti di riflessione importanti – ha commentato il presidente del CNCN, avv. Giovanni B. Ghini -, e crediamo di esserci riusciti. Gli studi dei due ricercatori svedesi così come quelli dei professori Moretto e Mannucci evidenziano chiaramente come abbia scarse basi scientifiche la posizione, tenuta anche dall’ISPRA, di chi individua nel piombo delle munizioni da caccia enormi rischi per la salute umana. Inoltre è opportuno evitare in futuro qualsiasi posizione preconcetta anche nella comunicazione e nell’uso del linguaggio: ad esempio parlare di munizioni “no toxic” genera automaticamente l’idea, sbagliata, che il munizionamento tradizionale sia tossico. Crediamo fortemente che sia bene tenere presente tutto quanto emerso dagli studi seriamente effettuati sull’argomento, collaborando in modo costruttivo per arrivare a conclusioni condivise da tutto il mondo scientifico. Se si procederà in questo modo - ha concluso Ghini – molto probabilmente avremo decisioni meno radicali a livello centrale e, di conseguenza, più serenità da parte delle istituzioni locali nel componimento dei calendari venatori regionali”.