In una nota di martedì 16 luglio la Regione Lazio spiega i contenuti del calendario venatorio varato la scorsa settimana. Anzitutto si sottolinea la scelta di aprire “ad alcune novit�in favore di una maggiore responsabilità di gestione del patrimonio faunistico e ambientale regionale”.
Come quella di riservare ad alcune specie classificate come SPEC (Species of European Conservation) particolare tutela. "Per 12 specie (beccaccia, beccaccino, canapiglia, codone, frullino, marzaiola, mestolone, moriglione, pavoncella, quaglia, tortora, allodola), - spiega la Regione nella sua nota - è stata introdotta una revisione dei carnieri giornalieri e stagionali, fissando per queste il limite massimo (non previsto per tutte). Inoltre, per quanto riguarda la quaglia e la tortora, viene fissato il periodo di caccia dal 15 settembre al 31 ottobre, in considerazione dei flussi migratori di queste specie, come richiesto dall’Ispra. Viene confermato, ancora, il divieto di munizionamento a pallini di piombo ricompreso anche all’interno delle zone umide mentre è stata eliminata dalle specie cacciabili la Moretta, in adesione al parere dell’Ispra motivato dal rischio di confusione con altra specie (la moretta tabaccata, specie particolarmente protetta)".
Tra le novità introdotte si sottolinea anche l’adozione, in via sperimentale, del tesserino a lettura ottica. "I dati e le informazioni raccolti - si spiega - andranno a implementare il sistema informatico regionale dell’Osservatorio faunistico, strumento utile per migliorare la gestione della fauna e dell’ambiente e ottimizzare la programmazione delle future stagioni venatorie. Inoltre, la Regione sta attivando un percorso che porterà all’adozione di piani di azione/gestione per le specie più a rischio e per quelle problematiche e alla definizione del nuovo piano faunistico venatorio regionale quale strumento di indirizzo e di gestione della fauna selvatica e dell’ambiente".
"Nel dare le linee per la nuova stagione venatoria - spiega ancora la Regione - , l’obiettivo che ha guidato il lavoro di concertazione è stato quello di arrivare a un’adeguata sintesi dei pareri e delle richieste espressi dai rappresentanti del Comitato tecnico faunistico venatorio regionale, composto dalle associazioni venatorie e le associazioni ambientaliste, le organizzazioni professionali agricole e i rappresentanti delle province. Inoltre, è stato considerato anche il parere dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA)". |