Il tira e molla della Regione Veneto sui cervi del Cansiglio continua. Dopo il no, a quanto pare provvisorio, del Presidente Zaia, un nuovo vertice si è tenuto tra gli enti interessati della Piana, per discutere nuovamente della situazione in relazione ai danni causati al bosco e alle aziende agricole ma anche sui rischi sanitari che il sovrappopolamento sta causando alla specie stessa. Sul piatto c'è ancora quanto deciso dal Piano di controllo 2011 - 2013 redatto con l'ok dell'Ispra, che avrebbe dovuto portare alla riduzione di 1200 cervi. Quel piano non è mai stato applicato, nemmeno per abbattere un esemplare, conferma Stival, che sul Corriere del Veneto, risponde nuovamente alle motivazioni delle proteste animaliste, vero e unico motivo per cui ancora non si è potuto attuare l'abbattimento, anche se, ultimamente lo ha richiesto anche la Forestale (dopo aver provato anni fa a cacciare via i cervi utilizzando colpi a salve).
“Leggo che il Wwf ammette i danni provocati dai cervi all’ambiente - dice Stival - ma chiede lo stesso di non ucciderli proponendone piuttosto il trasferimento altrove. Ho scritto a tutti i parchi dell’arco alpino, senza però ricevere una sola disponibilità ad accoglierli, perché questa specie sta crescendo a dismisura dappertutto: è bene che gli attivisti sappiano”. “Finiamola di chiamarli "Bambi" ribatte Giacomo De Luca, sindaco della trevigiana Fregona, uno dei tre Comuni proprietari del suolo demaniale insieme ai bellunesi Tambre e Farra d’Alpago. “Quest’anno non una famiglia è riuscita a mangiare una foglia di radicchio invernale. Ed il sottobosco – dice il sindaco - sta praticamente scomparendo, perché tutte le piantine fresche vengono divorate per ordine. Sono il primo a voler difendere la presenza dei cervi, il bramito è uno spettacolo che affascina anche me, ma qui stiamo parlando di una proliferazione senza regole che fa del male a tutti”.
Per tutta risposta gli animalisti domenica scorsa hanno organizzato una manifestazione a Piana del Cansiglio per chiedere che l'opzione dell'abbattimento sia definitivamente affossata. Per tirare l'acqua al loro mulino hanno messo in giro la voce che “la carne degli animali dovesse essere venduta ai ristoratori locali, favorevoli alle uccisioni, metterebbe a repentaglio la salute degli eventuali consumatori”. Il motivo? Quelle tracce di cesio 137 rinvenuto in Piemonte alcuni mesi fa. “La nostra area, tra l’altro molto piovosa - dicono - , è assai più vicina, in linea d’aria, alla centrale che nel 1986 fu protagonista della nota sciagura nucleare, ed è a maggior ragione inclusa fra le zone alpine considerate a rischio negli atlanti francesi sulla radioattività”. Quando si dice arrampicarsi sugli specchi. |