La Lipu ha avviato in questi giorni una campagna stampa contro l'uso dei richiami vivi. L'iniziativa è abbinata ad una raccolta firme a sostegno di una proposta di legge che l’associazione presenterà a breve per abolire l'utilizzo di richiami vivi per la caccia. La Lipu mira a chiudere definitivamente non solo le catture dei roccoli (per altro già sottoposte a un programma di riduzione graduale imposto dall'Europa) ma anche l'utilizzo di richiami allevati in cattività. “Non ci troviamo dinnanzi a una semplice infrazione delle direttive o a mere questioni tecniche, ma a una pratica condannabile anzitutto sotto il profilo del buon senso comune, della cultura civile” dice Danilo Selvaggi, direttore generale della Lipu.
Una simile crociata era già stata tentata lo scorso anno dall'europarlamentare Zanoni, che aveva proposto il divieto nell'ambito della normativa sul benessere animale, con una serie di emendamenti, tutti respinti. Nella normativa, che detta per filo e per segno le norme per rispettare gli animali utilizzati dall'uomo lungo tutto il corso della loro vita, non sono rientrate le disposizioni proposte dall'animalista Zanoni (e ora riprese dalla Lipu che tenta di imporle a livello nazionale), perchè ritenute evidentemente eccessive e di parte. Ne deriva che i maltrattamenti dei richiami, di cui parlano gli animalisti, non sono tali. Del resto basta un po' di logica: gli allevatori sanno bene che il benessere dei loro richiami si regge su equilibri molto delicati, e che se non li rispettassero non avrebbero risultati soddisfacenti.
Infine una considerazione: l'intervento della Lipu a pochi giorni dall'apertura della caccia è quantomeno strategico. Se il fine ultimo non fosse mettere i bastoni tra le ruote alle cacce tradizionali, Lipu, Zanoni, Brambilla, ecc. se la prenderebbero qualche volta anche con chi alleva canarini e cocorite. O forse le gabbie dei sedicenti amanti degli animali sono cruently free?
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