Non sono solo gli insetti a farne le spese: i pesticidi uccidono anche tantissimi uccelli. E' la denuncia di un articolo di Pietro Gorlani sul Corriere della Sera (cronaca di Brescia), che, riferendosi anche ai risultati degli ultimi studi scientifici sui farmaci in agricoltura, evidenzia come i fosforganici non selettivi, ancora usati anche in Italia, siano in grado di distruggere il sistema nervoso di altri frequentatori dei campi, come appunto gli uccelli, e provocare danni per la salute anche nell'uomo. Basta attenersi ai fatti. Come quelli quotidianamente riferiti dagli associati di Fidc e Libera Caccia (riportati nell'articolo del Corriere), che trovano spesso selvaggina morta nei campi trattati. Quando si dice che i cacciatori sono le sentinelle del territorio si intende proprio questo... quale altra categoria così diffusa in maniera capillare potrebbe raccogliere informazioni così importanti e metterle in rete, segnalandole alle autorità competenti?
A tal proposito Marco Bruni, presidente provinciale di Federcaccia, invita tutti i cacciatori che trovano selvaggina morta a consegnarla all'Istituto zooprofilattico. “Sia chiaro - spiega - , io non ce l'ho con gli agricoltori ma con le aziende chimiche che producono questi veleni e con chi dovrebbe controllarli”. “Stiamo studiando il problema – dicono intanto dall'Istituto Zooprofilattico - . Il modello d'approccio è quello utilizzato per il problema delle api con i nicotinoidi, ma al momento non possiamo dire con certezza quali siano le cause di morte degli animali ritrovati dai cacciatori nei campi. Sono in corso accurate analisi chimiche sulle carcasse per valutare la tossicità di quei prodotti chimici, che sono però tutti autorizzati dal Ministero”.
A dimostrare gli effetti nefasti di queste sostanze c'è anche un recente (2011) lavoro della Fondazione Maugeri di Pavia, che ha monitorato la situazione del cloripirofos (sostanza a base degli antiparassitari più diffusi, anche nel nostro paese). I risultati sono allarmanti: non solo la ricerca ha appurato la tossicità per uccelli, api, pesci e fauna selvatica in generale ma anche che tali sostanze sono persistenti nei terreni, nei fondali marini e nella catena alimentare. “In uno studio canadese residui di clorpirifos sono stati rilevati in campioni di ravanello e di carota due anni dopo la sua applicazione” dicono gli studiosi. Le sostanze sono liposolubili, il che vuol dire che sono in grado di rimanere per lungo tempo nei tessuti di uomini e animali.