Chiara Generotti è una ragazza venticinquenne amica della caccia. La conosce molto bene, provenendo da una famiglia di appassionati cacciatori. “Mio nonno Umberto - spiega - è un estimatore della caccia alla coturnice e alla starna, mio padre Carlo è un amante della caccia alla lepre, ma è anche, come me, un segugista”. La passione di Chiara infatti sono proprio i segugi. “Quando gli impegni me lo permettono seguo mio padre durante le prove cinofile, sia di lavoro che di esposizione”. Chiara abita in provincia di Urbino, è laureata in Scienze Politiche e attualmente sta frequentando un Master in Consulenza Grafologica all'Università Carlo Bo di Urbino.
Pur non praticandola, ritiene che se esercitata in maniera coscienziosa, la caccia sia soprattutto un mezzo intelligente per la gestione della fauna selvatica. "Certo – spiega Chiara Generotti - oggi è diventata un’attività ricreativa ma è anche molto di più, per molti una vera devozione".
“A differenza di come la pensano animalisti o ignoranti sull’argomento - dice - credo che la caccia possa contribuire a risolvere i problemi della società e in particolar modo dell’ambiente. Fin dai tempi ormai passati, la caccia è stata sempre una cultura di vita comune; i cacciatori hanno in sé lo spirito di riunione, di fratellanza e… tutti quei sani principi che la società moderna sta tralasciando per correre sempre più veloce dietro a cose vaghe. Grazie alla caccia è possibile mantenere l'equilibrio fra le specie selvatiche attraverso la giusta selezione; ricordiamoci… il vero cacciatore non distrugge l’ambiente in cui vive ed opera, ma cerca sempre di migliorarlo”.