Si sa che per farsi ascoltare, quando non si hanno molti argomenti, spesso bisogna spararle grosse. Non bastava paventare inesistenti danni della caccia sulle specie cacciate in preapertura, ora Wwf (questa volta non la direzione nazionale ma la sede di Rimini) passa alle speculazioni sulle morti a caccia, sparando numeri che non hanno alcun riscontro nella realtà.
“Tanto per avere un’idea sui rischi della pratica della caccia - dichiara infatti Carlo Belluomini del Wwf di Rimini, interessato a chiudere la caccia per sempre nella zona di Misano Adriatico, dove è sorto addirittura un comitato anticaccia - , basti pensare che ogni anno in Italia muoiono mediamente 40/50 persone a causa di incidenti collegati all’attività venatoria e altrettante ferite più o meno gravemente. La caccia - aggiunge - consiste nel libero uso di armi da fuoco da parte di persone sul territorio aperto al libero transito di chiunque o addirittura nelle altrui proprietà private a prescindere dal consenso del proprietario".
Ci tocca quindi ancora una volta ristabilire un minimo di verità. Anche dando retta alle statistiche più accreditate degli anticaccia sulla scorsa annata, è bene ricordare che mediamente non si contano più di una ventina di morti in ambito venatorio, più altri (11 durante la scorsa stagione) in ambito extravenatorio (il che vuol dire morti accidentali o omicidi eseguiti con armi da caccia al di fuori della pratica venatoria stessa). Certo poi se Wwf conta le cadute accidentali, gli infarti e le morti naturali dei cacciatori, dovrebbe preoccuparsi molto di più di tutte quelle morti causate dal trekking, dalla mountain bike, dall'alpinismo (5 morti solo negli ultimi 4 giorni) e dallo sci (almeno 30 l'anno) e magari chiedere l'abolizione di tutte queste attività. Ma in quel caso scatenerebbe una rivolta a partire dai suoi stessi associati.
In Italia, secondo i dati ufficiali del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, ogni anno gli incidenti in montagna coinvolgono migliaia di persone. Nel 2011 si sono contati 1.700 feriti gravi e circa 500 morti, oltre 40 decessi al mese. Aboliamo lo sport in montagna? Chiudiamo per sempre l'accesso alle vette?