A proposito di caccia nei parchi, argomento che sta suscitando un grande interesse su Bighunter.it a giudicare dai commenti all'editoriale di questa settimana, registriamo il recente intervento del presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, che ha commentato la ripresa dei lavori del Parlamento sulla modifica della legge quadro sulle aree protette sul sito Parks.it.
Partiamo dal fondo, dove Sammuri, in relazione agli squilibri ecologici e dei danni entro i confini delle aree protette dice: “un parco deve aspettare che si verifichino prima di intervenire o deve lavorare per prevenirli? La risposta – dice - mi sembra evidente. Io ho gestito da presidente per 12 anni il Parco della Maremma e lì grandi “squilibri” non ci sono stati perché da 30 anni (quindi ben prima della mia presidenza) il parco ha tolto dai 300 ai 700 cinghiali ogni anno, tramite catture e abbattimenti gestiti direttamente dai guardaparco. Salvo un’infelice parentesi – durata pochi mesi a metà degli anni ’90 – nessun cacciatore ha mai abbattuto un cinghiale nel parco della Maremma. Se con un’interpretazione stretta della legge, ci si fosse dovuti fermare uno o due anni per aspettare gli “squilibri” prima di intervenire, lascio immaginare cosa sarebbe successo alla biodiversità del parco".
CACCIA NEI PARCHI, NON E' PROIBITA DALL'ATTUALE 394
Il Ddl in discussione prevede l'splicito divieto della caccia e di tutte le deroghe all'interno delle aree protette. Nella vecchia 394 infatti, evidenzia Sammuri, non vi è scritto espressamente. “Nella 394 attuale – sottolinea Sammuri - il parco accerta squilibri ecologici e tenta di ricomporli con “prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi” che sono attuati “dal personale del parco o persone all’uopo autorizzate dall’ente parco stesso. Quindi - evidenzia Sammuri - il parco “da sè se la canta e da sè se la suona. Non è previsto nessun parere (nemmeno consultivo) sull’attività di controllo faunistico. Le persone autorizzate, che sono cacciatori, non necessitano di nessuna formazione particolare. Nella pratica oggi cosa succede? Il controllo faunistico viene fatto nella stragrande maggioranza dei parchi nazionali e regionali. I pochi che non lo fanno, in genere, sono quelli che non hanno cinghiali o altri ungulati al loro interno”. Gli abbattimenti nei parchi sono quasi sempre fatti dai cacciatori, che, dice Sammuri “spesso sono autorizzati anche a portarsi a casa i capi abbattuti (in effetti in questi casi è difficile trovare una differenza con la caccia)”.
CONTROLLO FAUNISTICO SI', MA AUTORIZZATO DA ISPRA
Il nuovo DDL può cambiare le cose in meglio per il presidente di Federparchi, vincolerà infatti ogni attività di controllo a un parere obbligatorio e vincolante da parte dell’ISPRA. Il che significa che i cacciatori, per potere fare abbattimenti in un parco devono fare un corso con un programma validato dall’ISPRA stesso. “L’obbligo del DDL di fare un piano con il parere vincolante e obbligatorio dell’ISPRA taglia la testa al toro. Nel caso specifico si dovrebbe documentare la biodiversità presente nel parco che rischia di subire danni da una presenza eccessiva di cinghiali e l’ISPRA avrebbe potere assoluto di giudizio” sottolinea Sammuri.
Giudizio positivo da Federparchi anche sulla norma che autorizzerà il Parco a predisporre della fauna catturata (con la facoltà di venderla o regalarla), cosa che già avviene ma che non è scritta nella 394, e sulla creazione di un fondo di ricerca per metodi non cruenti attraverso il versamento del 2% degli introiti dalla cessione di fauna selvatica a un apposito capitolo presso l’Ispra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA