Caccia al cinghiale, cambiano le date nelle Marche. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Caccia, Paola Giorgi, ha approvato infatti una modifica al calendario venatorio 2013/2014 che cambia i periodi di caccia al cinghiale nelle diverse provincie marchigiane.
In particolare in quella di Pesaro e Urbino il prelievo sarà ammesso dal due novembre 2013 al 30 gennaio 2014, in quelle di Ancona e Macerata dal 20 ottobre 2013 al 19 gennaio 2014, in quelle di Fermo e Ascoli Piceno dal 13 ottobre 2013 al 12 gennaio 2014.
“La modifica – sottolinea Giorgi – avviene a seguito di specifiche richieste e incontri tenutisi con le Provincie, gli Ambiti territoriali di caccia, le associazioni venatorie e le squadre di cacciatori del cinghiale.
A seguito degli approfondimenti è infatti emersa l’esigenza di modificare i periodi di caccia al cinghiale avendo riguardo alle diverse condizioni e organizzazioni definite dalla normativa vigente. Questa infatti prevede che l’attività di gestione e prelievo venga collegata in via esclusiva ai singoli Ambiti territoriali di caccia. L’assessorato alla Caccia ha ritenuto appropriato accogliere le proposte - sulle quali è stato acquisito anche il parere positivo sia dell’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale, sia dell’Osservatorio faunistico regionale - anche in considerazione delle motivazioni esposte dalle singole realtà territoriali”.
Affatto d'accordo Coldiretti Marche, che solo qualche giorno fa festeggiava il rinvio della decisione da parte della Giunta dopo gli appelli degli agricoltori. L'associazione definisce la mossa della Giunta “una scelta vergognosa poiché rappresenta uno schiaffo alle migliaia di imprese agricole che stanno soffrendo a causa dei danni". Per Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche, sarebbe invece stato necessario anticipare la caccia. Coldiretti accusa la Regione di "sudditanza nei confronti delle lobby dei cinghialai". “A questo punto - dice Luzi - chiederemo alla Giunta di assumersi le proprie responsabilità dinanzi alle imprese anche a livello legale- conclude Luzi -, ma ci muoveremo anche per fare luce sul mercato della carne di cinghiale, poiché non è possibile che le nostre aziende continuino a garantire il cibo a quelli che sono ormai degli allevamenti a cielo aperto".