Sono 350 mila gli ungulati in Toscana. Il dato viene dalla Regione ed è rilanciato da una nota di Coldiretti che denuncia la gravissima situazione per la produzione vinicola toscana e sottolinea come sia “fondamentale l'azione dei cacciatori per riportare in equilibrio la presenza della fauna”. Cinghiali, caprioli, daini e storni si stanno mangiando, letteralmente, il vigneto toscano.
Secondo l'associazione agricola in un anno, sono spariti 679 ettari di superfici vitate, il che significa che ora restano poco meno di 60mila ettari. Dati, questi, forniti dal Corriere Vinicolo relativo all'erosione del vigneto toscano italiano nel 2012. L'abbandono di queste pregiate colture per Coldiretti, il larga misura è imputabile alle continue scorribande dei cinghiali, che da soli causano il 70% dei danni all'agricoltura prodotti dalla fauna selvatica. I cinghiali infatti, numericamente costituiscono la metà di tutta la popolazione ungulata censita in Toscana. Il danno non è solo economico, denunciano gli agricoltori, ma anche culturale, “gli ungulati – dice la nota di Coldiretti - stanno mettendo a rischio tutte quelle varietà legate al territorio che rappresentano la nostra storia, le nostre radici, la nostra cultura agricola a scapito di varietà internazionali che omologano i prodotti e ci rendono esattamente uguali a tutti gli altri”.
La caccia, per Coldiretti, è la soluzione più incisiva e va incrementata. “I piani di prelevamento – – spiega Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana - vanno rivisti così come è necessario attivare, la dove la presenza è reiterata, abbattimenti straordinari in difesa delle produzioni; la resistenza e sopravvivenza dell’agricoltura in particolari aree della nostra regione è messa a repentaglio con frequenza quotidiana ormai dalla presenza degli ungulati che distruggono in poche oremesi di fatica ed investimenti. In questa fase l’azione dei cacciatori è fondamentale – ammette – per riportare in equilibrio la presenza della fauna”.
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