Osvaldo Veneziano, presidente Arcicaccia dopo Carlo Fermariello, strenuo combattente all'epoca dei referendum, ci aiuta ad approfondire la discussione sulla riforma della 157, dopo che alla commissione ambiente del Senato si è dato inizio all'analisi preliminare dei progetti di legge colà presenti.
L'Arcicaccia si è sempre distinta per le sue posizioni d'avanguardia sul fronte ambientalista (“occorre creare ambiente e fauna”, professava appunto Fermariello). Ultimamente ha sostenuto la costituzione di un cartello di associazioni che rappresentano parte del mondo venatorio, il mondo agricolo e parte di quello ambientalista, intorno a un'ipotesi condivisa di revisione della normativa venatoria e ambientale.
Presidente Veneziano, lei che in questi giorni – appellandosi anche a Berlusconi – ha ribadito che certe proposte di legge presentate da parlamentari “provocatori” di destra e di sinistra da lei ritenute “iniziative assurde” che hanno innescato la miccia della polemica in un momento in cui di polemiche non ce n'è davvero bisogno, quali previsioni fa rispetto a un rapido evolversi della normativa sulla caccia?
In premessa mi sia consentita una battuta: mi auguro anch’io che la buriana sia passata ma cerchiamo, tutti, di evitare che in Italia ci sia uno “tsunami venatorio”.
Fare previsioni supportate dai fatti è molto difficile soprattutto da qui ad un anno, un ennesimo anno di campagna elettorale, ricordo a noi tutti.
Le precondizioni politiche che abbiamo non ci danno certezze. Il Senato sta facendo audizioni informali. Non c’è una “proposta di maggioranza” ma solo la riproposizione di disegni di legge vecchi di anni da parte di singoli parlamentari. Tutto da costruire, dunque, il Governo non si pronuncia.
L’opposizione (in particolare PD ed i IDV) chiede giustamente prima di tutto una relazione sulla legge “157” e sul suo stato di applicazione per individuare miglioramenti possibili che corrispondano agli interessi di tutte le categorie nel rispetto delle indicazioni dell’ISPRA e delle direttive europee.
La mancanza di una “Relazione” è ormai preoccupante. Mi chiedo: perché non si vogliono far conoscere cifre, dati, responsabilità con nomi e cognomi? Si vuole forse nascondere alla gente qualcosa della “caccia”? Si vuole coprire chi?
In queste condizioni non è dato sapere i tempi di Camera e Senato. Diciamo che ci sono molte possibilità che il prossimo calendario venatorio sia molto simile a quello della stagione 2008/2009.
Ma allora, cosa dobbiamo fare, secondo lei, per arrivare a chiarimenti che coinvolgano tutta la società e soprattutto mettano un po' d'ordine nella mente della gente e di chi deve prendere delle decisioni che riguardano anche noi?
Sicuramente c’è urgenza di unire i cacciatori, di unire quelli che vogliono davvero parlare alla società con la chiarezza necessaria per centrare l’obiettivo di essere compresi e condizionare la cultura di questo Paese. Quelli che si parlano addosso sono una palla al piede che può far affogare tutti. Primi nostri interlocutori debbono essere sicuramente gli agricoltori per poter parlare insieme ai cittadini (opinione pubblica) di città e campagna, per essere una forza.
Con gli agricoltori, dobbiamo saperlo e ricordarcelo, non bastano le … “chiacchiere”. Occorre concretezza.
Il “cinghiale” è sicuramente un tema da “emergenza italiana”, ma non solo. Occorre pertanto operare senza limiti di interventi in aree protette e non. E’ d’uopo affrontare il problema bloccando chi ancora “butta” questi animali ma anche facendo interventi di prelievo nei parchi con la consapevolezza che anche la specie cinghiale non dovrà, non potrà, in futuro essere preda dei cacciatori nei numeri che fanno la felicità delle “squadre” di oggi.
E’ questa una questione molto materiale ma con una valenza etica. Il cacciatore può e deve sempre più guardare alla qualità della caccia e non alla quantità.
Così come è etica, sana cultura, investire nel patrimonio faunistico nazionale, con ripristini ambientali e produzione di biodiversità. Tutte risorse da destinare agli agricoltori, comprese quelle che il Governo Centrale non restituisce alle Regioni.
Ma per questo, non ritiene che sarebbe importante riunire in primo luogo tutte le forze dei cacciatori?
Per l’unità, dico una banalità. Ripartiamo dall’UNAVI, facciamo una assicurazione unica, una rivista venatoria unica, servizi sportivi unici, e destiniamo i soldi che così si risparmieranno dalla concorrenza interna per le tessere, per parlare, collegarci ai giovani, alle scuole, per preparare un futuro migliore all’intero mondo venatorio.