Il Coordinamento delle Associazioni venatorie della Liguria (Federazione Italiana della Caccia; ANUU Migratoristi; Enalcaccia; Liberacaccia; Arcicaccia) riunitosi a seguito dell’ennesima sospensione dell’attività venatoria in Liguria, nel prendere atto dell’ordinanza del Tar, esprime pieno sostegno al lavoro svolto dalla Regione in conformità delle normative europee, nazionale e regionali di settore.
- auspica che in tempi brevissimi, grazie ad un nuovo intervento regionale, la caccia in Liguria possa riprendere;
- continuerà a lavorare a stretto contatto con l’Assessore Briano per ripristinare la certezza del diritto;
- chiederà a tutti gli Ambiti territoriali di caccia (ATC) e ai Comprensori alpini (CA) liguri di sospendere le attività inerenti il controllo e la prevenzione dei danni causati dagli ungulati;
- interesserà i Prefetti delle quattro Province liguri della situazione;
- chiederà la revoca dell’ordinanza del Consiglio di Stato del 15/10 perché illegittima e si costituirà al Tar a fianco della Regione;
- organizzerà un incontro martedì 29 ottobre alle ore 21 presso la sala del Consorzio del porto di Genova Via Albertazzi 1 r per dare puntuali informazioni e coordinare le future iniziative a sostegno dell’attività venatoria tutta senza distinzione di forme.
Le associazioni hanno anche scritto una lettera ai prefetti provinciali della Liguria, ecco il testo:
"Gentile Signor Prefetto,
con la presente, in rappresentanza dei cittadini intendiamo portare a Sua conoscenza una situazione davvero incresciosa e preoccupante che sta interessando il territorio da Lei amministrato.
Nonostante la vigenza di normative comunitarie, leggi nazionali, leggi regionali e regolamenti provinciali di dettaglio che disciplinano l’esercizio venatorio nel nostro Paese dalla terza domenica di settembre sino al 31 gennaio di ogni anno, oggi viene impedito ai cacciatori imperiesi di esercitare tale attività.
Cittadini cacciatori che annualmente versano tasse di concessione governative (173.16€) e di concessione regionale (90,00€) per tale scopo.
Il fatto si è verificato a seguito della sentenza n. 105 del 2012 con la quale la Corte Costituzionale ha stabilito che i calendari venatori regionali debbano essere emanati con atto amministrativo e non con legge e che inoltre non possono avere valenza pluriennale. Sia in questo pronunciamento che in altri analoghi la Consulta ha espresso anche l’orientamento in base al quale, qualora i calendari venatori delle Regioni avessero contenuti difformi rispetto ai pareri espressi dall’Ispra questi debbano essere motivati.
Il calendario venatorio ligure da allora è stato adottato dalla Regione correttamente con atto amministrativo avverso il quale diversi soggetti puntualmente hanno proposto ricorsi al TAR o Consiglio di Stato.
Nonostante altre recenti pronunce della Corte Costituzionale tra le quali la sentenza N. 20/2012 (con la quale la Consulta ha riconosciuto l’esigenza per la Regione di intervenire, a fronte di un provvedimento di sospensiva del giudice, per riesercitare le proprie prerogative amministrative, al fine di porre rimedio al vuoto normativo conseguente alla sospensione dell’atto impugnato) e la sentenza n. 189/2013 (con la quale la Consulta afferma che rientra nel corretto esercizio delle prerogative dell’amministrazione regionale adottare un nuovo calendario venatorio nelle more del giudizio su quello impugnato, anche al fine di prevenire il vuoto normativo che si verrebbe a creare in carenza di una nuova disciplina, sostitutiva di quella sospesa) negli atti del Giudice amministrativo non vengono indicate chiare censure ma viene sospesa l’efficacia dei calendari venatori regionali fissando a distanza di 15 giorni o di un mese le camere di consiglio nelle quali approfondire i motivi del gravame, non tenendo conto che l’attività venatoria si svolge solo alcuni mesi all’anno e non rendendosi conto che in questo modo di fatto viene impedito l’interesse pubblico al prelievo degli animali.
In questo quadro, il venir meno della certezza del diritto aumenta esponenzialmente tra i cittadini il disorientamento e la sfiducia verso le Istituzioni e il sistema giudiziario. Inoltre la disponibilità che solitamente il mondo venatorio metteva a disposizione, anche alla Prefettura, nell’effettuazione di interventi di controllo degli ungulati in contesti urbani o periurbani, a causa di questo clima verrà meno, con conseguenze gravi per la tenuta economica dell’entroterra, per il mondo agricolo e il presidio territoriale e per l’ordine pubblico in ambito cittadino".