Con la nomina del presidente, l'Ambito territoriale di caccia (Atc) Terni 3 ha ripreso l'attività. La Federcaccia di Terni tiene a precisare di non aver condiviso questa elezione: non certo per valutazioni sulla persona del dottor Leonardo Fontanella, neopresidente eletto, per il quale nutre comunque un apprezzamento positivo, ed al quale augura un buon lavoro nell’interesse della caccia e dell’ambiente. Ciò che non condividiamo è il metodo d’individuazione di questa candidatura, scaturita senza tener conto delle reali esigenze del territorio Ternano, ma trasferendo da Perugia a Terni quelle divisioni e incomprensioni sorte all’interno dell’associazionismo agricolo-venatorio-ambientalista, vale a dire le tre componenti che sono la struttura portante di governo dell’Atc. A ciò si aggiunga il fatto che negli ultimi otto anni la Presidenza è stata esclusivamente ad appannaggio delle associazioni agricole, di cui è espressione anche il nuovo presidente eletto.
In vista della formazione dell'Ufficio di Presidenza dell’Atc, Federcaccia esprime la propria posizione annunciando che non sarà disponibile ad assumere nessun incarico di questo livello, in quanto permangono ancora tutte le ragioni di contrarietà iniziali, prima fra tutte la mancanza di chiarezza da parte degli organi preposti (Regione e Provincia) sulla interpretazione della norma per le rappresentanze, in quanto non si può tollerare che chi associa il 50% dei cacciatori debba avere la stessa rappresentanza all’interno del Comitato di Gestione di chi ne rappresenta meno del 5%. Su questo punto siamo disposti ad andare fino in fondo, perché in democrazia si dovrebbe dare il giusto peso ai numeri, anche in considerazione del progetto di riordino degli Atc umbri.
Riteniamo necessario iniziare questo nuovo ciclo con un programma condiviso, che rispecchi le reali esigenze del territorio, e compatibile con le risorse finanziarie. Ad oggi solo Federcaccia ha presentato alcuni punti di programma, ma non sono stati ancora assolutamente posti in discussione. Tra questi la rimodulazione degli aspetti organizzativi, anche interni, dell'Atc, per un migliore utilizzo delle risorse tecnico-amministrative; il riequilibrio territoriale fra le squadre cinghialiste, con assegnazione di settori in territori omogenei ai fini di una migliore e più incisiva gestione della specie; una più autorevole politica di gestione faunistica e ambientale sul territorio, per tutte le altre forme di caccia; la corretta gestione di tutte le Zone di ripopolamento e cattura, per dare un vero presidio di eccellenza dei territori gestiti.
Il nuovo Comitato di Gestione ha iniziato l’attività nel peggiore dei modi, con una prima deliberazione relativa all’assegnazione dei settori alle squadre per la caccia al cinghiale: infatti il provvedimento è stato adottato a maggioranza, senza la partecipazione per protesta del rappresentante della Federcaccia, per la palese mancanza di coraggio da parte dei più nell’affrontare un argomento in termini nuovi e perché ha lasciato intatte le disuguaglianze esistenti, anzi in alcuni casi aggravandole in termini di squilibri territoriali e di costi.
Per Federcaccia il problema della gestione degli ungulati, e dei relativi danni alle coltivazioni, continua a non essere affrontato con la dovuta organicità, bensì con saltuarie, emotive e parziali risposte, creando troppo spesso disuguaglianze e ingiustizie. Tutto questo sta determinando un crollo di fiducia nei cacciatori, che non avvertendo un decisivo e necessario cambio di passo, accrescono il proprio senso di disagio e precarietà. Questo clima rischia di sfociare in protesta, che può divenire destabilizzante anche nel rapporto tra il mondo agricolo e venatorio.
Un’altra questione di fondamentale importanza, che tarda a trovare soluzione, è la mancanza di adeguata sicurezza per i componenti dei Comitati di Gestione degli Atc. Questi volontari, infatti, in mancanza di norme più chiare e tutelanti, potrebbero essere esposti a responsabilità dirette, sia per quanto riguarda la gestione delle risorse, ad oggi incerte ed inadeguate, ma anche in merito alle metodologie di interventi sulla fauna selvatica, seppur legittime e regolamentate. La “madre” di tanta confusione va ricercata nell’irresponsabilità di tutti coloro che, nel mondo venatorio, hanno preferito operare propagandisticamente anziché stabilizzare le leggi esistenti. Pertanto Federcaccia chiede che si rispettino in “toto” gli articolati della Legge 157/92, al fine di garantire alla caccia certezze e non polemiche.
Federcaccia, infine, auspica comunque che il Comitato di Gestione dell’Atc Tr3 sia in grado di affrontare le problematiche sul futuro della caccia su basi concrete. Proprio per questo motivo, in sede di prima riunione ha depositato nelle mani del presidente pro tempore un documento, che prevede sei punti programmatici fondanti per il rilancio dello stesso Ambito Territoriale di Caccia, su cui insieme si potrà lavorare per trovare le soluzioni migliori per il bene dei cacciatori, degli agricoltori e della biodiversità ambientale; contestualmente Fidc auspica che la Regione elabori presto una riforma degli Atc possibile, largamente partecipata e condivisa.
Il Presidente Provinciale Fidc Terni Giulio Piccioni |