"La Commissione ha avviato un’indagine sulla cattura di uccelli da utilizzare come richiami vivi in alcune regioni italiane, tra cui il Veneto, e intende esaminare in questo ambito la delibera adottata dalla citata regione nel giugno 2013 nonché altre questioni critiche menzionate dall’onorevole deputato. Una volta terminata la valutazione, la Commissione deciderà in merito alle misure idonee per garantire che siano pienamente rispettate le disposizioni pertinenti della direttiva 2009/147/CE (direttiva Uccelli)".
In base a questa risposta di Janes Potočnik, a nome della Commissione Ambiente dell'Ue, l'europarlamentare Andrea Zanoni conclude che "è evidente che la Commissione europea è del mio stesso parere ovvero che la Regione Veneto e le Province venete stanno violando apertamente la direttiva Ue Uccelli autorizzando i roccoli e le reti da uccellagione per la cattura di volatili da utilizzare come richiami vivi nella caccia – incalza Zanoni – Ricordo ancora una volta che la direttiva Ue vieta l'uso delle reti da uccellagione e la stessa legge nazionale sulla caccia sanziona penalmente l'uso di queste reti, prevedendo anche l'arresto fino a un anno di reclusione”. L'interrogazione di Zanoni faceva presente che la delibera n.1099 del 28 giugno 2013 della Regione Veneto ha autorizzato "ben 37 impianti per la cattura di 14.000 uccelli senza specificare: 1) luoghi di cattura, 2) numero di uccelli da catturare per ciascuna specie, 3) i tempi di cattura, 4) il numero di controlli per ciascun impianto di cattura".
Dopo la pubblicazione della risposta, Zanoni si è prodigato per diffondere la notizia (chissà come mai non si è comportato allo stesso modo con la penultima risposta ottenuta dallo stesso Potocnik, nella quale si ribadiva la legittimità dei calendari venatori italiani?) e si è appellato ufficialmente alla magistratura "affinché disponga il sequestro penale degli impianti di cattura oggi funzionanti in quasi tutto il Veneto", inoltre, ha aggiunto, "trovo a dir poco scandaloso che questi impianti oggi funzionino grazie a personale dipendente delle province e pertanto a carico dei contribuenti veneti”.
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