Folla di cacciatori questa mattina a Genova per protestare contro le continue interruzioni della caccia nell'intera regione. Tutta colpa dei continui ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato da parte delle associazioni animaliste e anticaccia che hanno determinato, causa meccanismi farraginosi del sistema giudiziario (che permette la sospensione dei calendari venatori senza entrare nel merito dei contenuti del provvedimento) per la terza volta consecutiva la sospensione dell'esercizio venatorio, con le conseguenze economiche che ciò comporta in termini di mancati prelievi di fauna e occupazione.
Come si vede da queste prime foto arrivate alla nostra redazione mentre molti cacciatori stanno ancora raggiungendo Piazza De Ferrari, in tantissimi hanno aderito alla manifestazione, organizzata alla vigilia dell'udienza del Consiglio di Stato che domani (martedì 26 novembre) deciderà nel merito sulla sospensione richiesta dagli animalisti, da tutte le associazioni venatorie, otlre che dagli Atc e dai Ca.
Il mondo venatorio ligure, compatto più che mai, chiede di veder garantito il diritto per migliaia di cacciatori liguri di esercitare un'attività sancita dalle leggi dello Stato, per cui pagano fior fior di tasse (500 euro pro capite circa tra tasse agli Atc, regionali e statali). Soldi che servono all'intera comunità, per esempio a garantire la tutela dell'ambiente e a contrastare gli effetti dannosi dei danni causati dalla fauna alle attività agricole. A caccia chiusa, non è possibile nemmeno eseguire gli ordinari interventi sul cinghiale, specie che in Liguria sta causando diversi problemi di ordine pubblico. Ecco perchè i cacciatori manifesteranno il loro disagio, cercando di coinvolgere la cittadinanza, fino a raggiungere la sede della Prefettura.
Ecco come recita il volantino distribuito questa mattina a Genova ai cittadini:
I CACCIATORI LIGURI MANIFESTANO PERCHE':
- Pur essendo prevista in tutta Europa e regolamentata da norme comunitarie, nazionali e regionali non esiste la certezza del diritto per l'esercizio della caccia italiana;
- Pur avendo pagato in anticipo tasse regionali (1,5 milioni di euro) e tasse governative (3,5 milioni di euro) sono costretti a non cacciare;
- I soldi versati ritornano ai cacciatori in minima parte (10%) il 90% viene usato dalla Regione e Provincia per la collettività;
- sono stufi di subire ricorsi strumentali e malfunzionamenti della giustizia amministrativa che sospende la caccia e entra nel merito dei ricorsi solo mesi dopo vietando un'attività che si svolge solo 4 mesi all'anno;
- Non vogliono che venga meno il vero presidio ambientale e territoriale e non vengano più contenuti e risarciti i danni causati dalla fauna selvatica agli agricoltori;
- Non vogliono che tutti gli anni si ripeta la stessa situazione e chiedono regole certe prima di pagare e adempiere a tutti gli oneri previsti dalle norme per poter cacciare;
- Sono stufi che chi ricopre ruoli di responsabilità di vario genere affronti non razionalmente la caccia facendo prevalere le proprie idee e condizionando azioni e scelte;
- Rispettano chi non condivide la propria passione e non praticherebbe mai la caccia ma chiedono di essere rispettati.