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News CacciaLa beffa degli ambientalisti: "migrazione finita, obbiettivo raggiunto" mercoledì 27 novembre 2013 | | Se pensavate che i promotori del ricorso anticaccia in Liguria, dopo la sonora sconfitta al Consiglio di Stato, avrebbero avuto la decenza di tacere, vi sbagliavate. In una nota di oggi Wwf, Lac e Vas ammettono candidamente ciò che tutti già sapevano, e cioè di aver presentato una sequela interminabile di ricosi allo scopo di fermare la caccia: "l’ordinanza 4683 del Consiglio di Stato depositata oggi pomeriggio riapre varie forme di caccia in Liguria, ma l’obiettivo è stato comunque raggiunto” dicono.
“Colombacci e specie di avifauna della famiglia dei turdidi - spiegano praticamente ammettendo di aver utilizzato strumentalmente lo stratagemma delle richieste cautelari - hanno in gran parte raggiunto i quartieri di svernamento africani, indisturbati in Liguria (grazie ai 3 stop giudiziari) nel periodo culmine per il passaggio, ossia da metà ottobre a fine novembre. Restiamo dunque ‘grati’ agli amministratori regionali che con la loro insipienza (ad esempio l’inserimento di una specie protetta nell’elenco delle specie cacciabili) hanno permesso, di fatto, questo eccezionale risultato protezionistico in Italia”, commentano dalle associazioni.
Gli ambientalisti ricordano “che tutti questi passaggi riguardano solo gli aspetti cautelari urgenti”, che il pronunciamento nel merito “richiederà mesi, e giungerà quando la stagione venatoria sarà già terminata” e fanno sapere che i giudici amministrativi d’appello "hanno compensato tra le parti le spese legali". Il che, secondo loro, dimostrerebbe la bontà del ricorso.
Le associazioni ambientaliste fanno presente anche che il TAR Liguria, lo scorso 23 agosto, ha condannato, con sentenza di merito, la Regione Liguria per l’uso delle munizioni al piombo nella caccia agli ungulati riguardo al calendario venatorio dello scorso anno, e che pertanto tale pratica non sembra legittima neppure per quest’anno”. Non è esattamente così. Il Tar (vedi notizia su BigHunter) ha sì accolto il ricorso su questo punto, ma anche riconosciuto che non esistono divieti normativi, e segnalato che la Regione avrebbe dovuto supportare la propria scelta con “un apparato motivazione ineccepibile e rigoroso, atto ad escludere l’esistenza in concreto dei rischi per la salute umana paventati dall’Istituto”. Dati che a nostro avviso, sono disponibili. Leggi anche: | Leggi tutte le news | |
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