Dottoressa in Analisi e Gestione delle Risorse Naturali, Zoologa e Pianificatrice faunistica, ama la caccia di selezione e quella collettiva al cinghiale in battuta, ma adora anche passare le sue giornate a rincorrere beccacce sulle sue montagne.
E' Chiara Macchi, 26 enne di Luino (VA), prima di tutto cacciatrice. “La caccia…per me è la vita!” ci dice per la rubrica Amiche di BigHunter. “Per me – spiega - caccia non è l’atto di premere il grilletto e non è certo solo l’atto del prelievo fine a se stesso. C'è molto altro: alzarsi al mattino quando i giovani come me tornano dalla discoteca un po’ storditi, e camminare per ore con lo zaino in spalla, il binocolo tra le mani e il fucile a tracolla… Caccia è anche osservazione, conoscenza del territorio, gestione della fauna e del territorio stesso”. Per Chiara è anche “il profumo delle ginestre al mese di agosto, con il sole che sorge sul 'mio' lago mentre osservo i caprioli brucare” e infine “un braccio della scienza che opera nell’ambiente”.
Peccato che i cacciatori perdano tempo a litigare tra di loro. “Spesso - obietta Chiara - sono incapaci di comunicare e di vivere la caccia senza astio e competizione”. Nell'etica venatoria, quella vera, non c'è posto per queste sciocchezze e sarebbe bene far emergere ciò che davvero rappresenta il cacciatore moderno, prima di tutto per l'ambiente. “Il vero cacciatore sa il motivo per cui sta prelevando un essere vivente, anche dal punto di vista scientifico” spiega Chiara, sostenendo che “chi preme il grilletto e non si cura dei motivi per cui l’ha fatto non è un cacciatore”.
Chiara è sposata con un cacciatore, con cui condivide le sue battute. Ma non è stato lui a farle conoscere questa passione.
Ecco com'è andata: “Nessuno - racconta - si sarebbe mai immaginato che la piccola Chiara, tutta gonnelline e timidezza sarebbe diventata una cacciatrice. Eppure a 13 o 14 anni chiesi a mio padre di insegnarmi a sparare. L’obbiettivo non era la caccia, ma il tiro a volo. A 14 anni feci l’iscrizione ad uno dei CAS FITAV e iniziai a sparare. Ma fu a 15 anni, quando decisi di accompagnare mio papà a caccia di caprioli che la mia passione iniziò a crescere”. Ora alla sua ottava stagione venatoria e dopo 11 anni di esperienze vissute con il padre, che ha accompagnato a caccia ancor prima di prendere la licenza, dice di aver provato emozioni così belle da farle battere il cuore.
La sua formazione di cacciatrice è soprattutto accademica. “La caccia – spiega Chiara - è una delle parti attive della gestione faunistica. Ho avuto la fortuna di avere come professore universitario e relatore di tesi il caro Guido Tosi, zoologo e cacciatore di fama internazionale. Ed è grazie a lui che ho capito che la caccia è parte della scienza. I concetti di biodiversità, conservazione, densità biotica, densità agroforestale, incremento utile annuo, censimento sono tutti parte della gestione venatoria. Nel 2013 non possiamo pensare che la caccia sia solo prelievo. Il cacciatore deve essere un piccolo biologo".
"Noi cacciatori - sostiene infine Chiara Macchi - siamo generalmente i migliori conoscitori del territorio, della flora e della fauna perché per gran passione abbiamo immagazzinato una serie di concetti che chi si spaccia per amante della natura e animalista nemmeno conosce, solo che non sappiamo comunicare al mondo esterno le nostre conoscenze. Ci limitiamo a fare la voce grossa con chi non ci comprende". Bisogna imparare a comunicare meglio, insomma. E Chiara conclude la sua intervista con un invito ai cacciatori "a parlare da un punto di vista scientifico, a non alterarsi e a far conoscere al mondo la caccia quella vera, quella autentica. Solo così potremo far capire chi siamo".
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