Prosegue il ciclo di interviste proposte da BigHunter.it agli assessori regionali alla caccia. Vi presentiamo in esclusiva le dichiarazioni di Tiberio Rabboni, Assessore regionale all'Agricoltura e alla Caccia in Emilia Romagna. Priorità sono la riorganizzazione dell'Ispra, per cui Rabboni chiede un coinvolgimento più incisivo delle Regioni nella pianificazione venatoria, alcune modifiche urgenti alla 157/92 soprattutto sulla gestione degli ungulati (anche nelle aree protette) e la rapida revisione dell'allegato II della Direttiva Uccelli per rendere lo storno specie cacciabile. Una punta di polemica, quando segnala una "inspiegabile assenza del Ministero sulle questioni venatorie nazionali". Infine la necessità di una nuova e serena consapevolezza da parte dell'intera collettività sul vero ruolo del cacciatore. Non uno sparatore, ma "un alleato degli agricoltori". Ecco l'intera intervista:
Come ben saprà i cacciatori italiani sono sempre più esasperati da una situazione non più sostenibile per la facilità con cui i calendari venatori, anche se sempre più restrittivi, vengono invalidati dai ricorsi al Tar, almeno fino alla trattazione di merito. Alla luce di ciò che è accaduto durante la stagione venatoria 2013 2014, con le continue sospensioni della caccia che hanno coinvolto diverse regioni (per esempio Liguria, Sardegna, Lazio, Campania), come pensa di affrontare la prossima stagione venatoria per dare certezze ai cacciatori della sua regione?
I nostri calendari venatori non hanno mai conosciuto sospensioni traumatiche per intervento del TAR e i pochi ricorsi presentati sono stati rigettati. D'altra parte ci siamo sempre sforzati di contemperare la salvaguardia dell'ambiente con le aspettative degli appassionati, tenendo conto dell'esperienza e dei suggerimenti delle associazioni venatorie, agricole e ambientaliste, delle norme nazionali ed europee, nonché delle necessarie argomentazioni tecnico-scientifiche di supporto alle scelte. Così intendiamo fare anche nella prossima stagione. La tranquillità di poter programmare la caccia per tempo e la certezza del diritto sono presupposti fondamentali per una buona gestione.
Una recente sentenza riferita al Calendario venatorio toscano ha confermato che l'Ispra fornisce sistematicamente dati non aggiornati e che su questi basa i suoi pareri tecnici sulle scelte regionali in fatto di caccia. In quella occasione, come in molte altre simili, il Tar ha anche acclarato che si possono ottenere dati molto più rispondenti alla realtà rivolgendosi ad altri istituti scientifici, come per esempio Università o osservatori regionali. Pensa che in futuro sarà questa la strada?
Può essere. Tuttavia in tempi di tagli alla spesa pubblica sarebbe meglio non moltiplicare le spese e far funzionare meglio l'ISPRA che, non dimentichiamolo è un istituto scientifico dello Stato italiano, spesato dal contribuente, ed è, per l'Europa, l'autorità di riferimento per le conformità alla direttiva Uccelli. Per questo, non da oggi, chiediamo al Governo di riorganizzare l'Ispra affinché da un lato le Regioni siano coinvolte nella sua governance, nella definizione dei piani di lavoro e nelle metodologie di indagine e, dall'altro, i pareri siano effettivamente inattaccabili ed uniformi.
Pensa che un coordinamento tra regioni per calendari e gestione venatoria potrebbe essere la soluzione?
Il tavolo istituito qualche anno fa presso la Conferenza delle Regioni con questo obiettivo è fallito per l'incapacità delle Associazioni di trovare l'accordo, rinunciando ciascuna a qualche piccola posizione di principio. Ne è seguito il marasma dei ricorsi e delle sospensive che conosciamo. Se c'è la volontà di riprendere il dialogo l'Emilia-Romagna non farà mancare il suo contributo a partire dalla nostra esperienza positiva. Quella che forse è fin qui mancata è però l'iniziativa del Ministero che mi sembra inspiegabilmente assente sulle questioni venatorie nazionali o di interesse nazionale.
La 157/92, che compirà ben 22 anni nel 2014, viene considerata abbastanza diffusamente come una legge che ha bisogno di un forte ripensamento e di un generale aggiornamento che tenga conto di una caccia moderna sostenibile e amica dell'ambiente, come per altro viene concepita dalle direttive comunitarie. Recentemente il Commissario Ue per l'ambiente Janez Potocnik ha evidenziato che i calendari venatori italiani sono in linea ai principi di conservazione delle specie, in particolare riferendosi alle date di chiusura della caccia alla fauna migratoria. E' poi di questi giorni l'archiviazione delle procedure comunitarie aperte sul fronte della caccia in deroga contro l'Italia. Crede che la Legge 157/92 debba essere aggiornata per dare maggiori garanzie ai cacciatori? Come?
La chiusura delle procedure di infrazione comunitarie contro l'Italia toglie argomenti ai contestatori e rafforza il ricorso alla deroga per lo storno, ove ricorra il presupposto dei danni alle produzioni agricole. Nello stesso tempo rilancia la richiesta di una rapida revisione dell'allegato II, tale da rendere definitivamente cacciabile questa specie di cui è accertata la abbondante presenza. Quanto alla l.157/92 che certo mostra qualche ruga, anziché inseguire propositi di revisione radicale che si sono mostrati velleitari e dannosi già qualche anno fa, è urgente intervenire con rapidità e precisione su alcuni punti specifici: ad esempio occorre rimuovere in Appennino il divieto di caccia sulla neve per gli ungulati, consentire la pasturazione dei cinghiali per il prelievo selettivo, affrontare il problema della gestione venatoria nelle aree demaniali e nelle zone protette. Credo sia possibile costruire su questioni specifiche l'accordo tra i partiti avendo come bussola il rispetto di tutte le componenti sociali coinvolte nella gestione venatoria.
Non si può negare che da quel lontano 1992 molte cose sono cambiate, a partire da una imprevista e allarmante presenza di ungulati (ma non solo) che danneggia l'agricoltura e che mette in pericolo gli automobilisti, a cui occorre rispondere con interventi mirati e più tempestivi di quanto preveda attualmente la normativa quadro sulla caccia. Quale può essere secondo lei il ruolo dei cacciatori moderni in risposta a questi problemi?
Al di là delle proposte che ho formulato di modifica della l.157/92, emerge la necessità di una nuova e serena consapevolezza da parte dell'intera collettività su questi temi. L'abbandono dell'agricoltura montana ha propiziato l'espansione degli ungulati oltre i limiti dell'accettabilità sociale. Gli agricoltori rimasti si sentono assediati e il risarcimento dei danni è solo una cura palliativa. Solo un'accurata pianificazione e una attenta e costante attività di gestione venatoria può riportare sotto controllo le popolazioni di ungulati che spesso agiscono insieme sul medesimo territorio e che progressivamente tendono a spostarsi verso la pianura con evidente aumento dei rischi per la incidentalità stradale. In questa situazione i cacciatori sono strumenti di riequilibrio non sostituibili, il cui ruolo va difeso e valorizzato perché è senza alternative. Va conosciuta e riconosciuta la funzione di difesa delle colture esercitata con la prevenzione e con le prestazioni volontarie per i censimenti, i miglioramenti ambientali, le catture. In questi termini il cacciatore non va visto come uno “sparatore”, ma come un alleato dell'agricoltore per la difesa attiva del territorio. © RIPRODUZIONE RISERVATA |