Durante la discussione sulla risoluzione UE contro lo sfruttamento criminale delle specie selvatiche, l'europarlamentare Giancarlo Scott�ha invitato a riflettere sul fatto che complicare le norme sulle pratiche venatorie potrebbe provocare un “effetto boomerang che spingerebbe a pratiche illegali fuori controllo, con effetti devastanti sulle specie selvatiche”. Dichiarazioni forse non proprio attinenti, come ha ammesso poi lo stesso Scottà. Inserire l'argomento all'interno del dibattito sulla lotta ai reati contro le specie selvatiche, ha spiegato, “era la sola via per esprimere alla Commissione europea, presente con il Commissario all’Ambiente Potocnik, e a tutti i colleghi parlamentari, i miei pensieri e moniti sulle recenti politiche venatorie comunitarie”. “Parlare di caccia a Strasburgo è un evento più unico che raro. Di fatto questo è stato – ha precisato l'aurodeputato - l’unico modo per portare l’attenzione su problemi che altrimenti rimarrebbero inascoltati se non deliberatamente ignorati”.
“Da anni infatti -ha lamentato Scottà- la caccia sta subendo troppe restrizioni, quando, in realtà, la caccia responsabile e sostenibile può contribuire al mantenimento dell’equilibrio naturale, assicurando la salute e la stabilità delle popolazioni selvatiche”. Scottà ha sottolineato innanzitutto il ruolo centrale della caccia “nel contrastare l’abbandono e l’incuria di molte aree verdi contro la perdita di biodiversità e un avanzamento delle superfici boschive”. “Una corretta gestione faunistica, che a sua volta implica una buona attività venatoria, garantisce, quindi, il mantenimento di un ecosistema stabile e sostenibile”, ha ribadito, segnalando poi l'allarmante dimensione assunta dalla questione dei danni all’agricoltura e all’ambiente da parte di alcune specie di fauna selvatica e il conseguente impatto sull’attività economica delle imprese agricole.
“Per contrastare i reati contro le specie selvatiche serve una campagna di informazione sugli effetti positivi della caccia compatibile”. “Questo tipo di caccia -ha concluso Scottà- dovrà essere il faro delle politiche che regolano le attività venatorie del futuro, entrando nel lessico comune della programmazione gestionale europea”.