“La Regione non eroga finanziamenti pubblici ai gestori degli impianti di cattura né ai centri di raccolta dei richiami, ma si limita ad adottare annualmente l’atto deliberativo di individuazione del numero degli impianti di cattura autorizzati e del numero di uccelli catturabili per ciascuna specie, per ciascuna Provincia che ne faccia richiesta”. È la risposta dell’assessore Tiberio Rabboni alla consigliera Gabriella Meo (Sel-Verdi) che, in una interrogazione a risposta immediata in Aula, aveva censurato questa pratica “fuori dal tempo e dalla storia”, concentrata nelle province di Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna, e chiesto di conoscere i finanziamenti erogati.
“Le tre Province interessate - ha detto ancora Rabboni - hanno stabilito le quote che il cacciatore è tenuto a corrispondere per ogni richiamo ricevuto e inoltre che gli introiti derivanti dalle cessioni costituiranno il corrispettivo che la Provincia riconosce annualmente agli operatori per il regolare svolgimento dell’attività di gestione degli impianti di cattura e dei centri di raccolta”. L’assessore ha poi illustrato alcuni dati aggiornati al 2012: 5.844 i capi autorizzati e 4.265 quelli catturati nelle tre Province. Sei le specie utilizzate per questa attività: allodola, colombaccio, cesena, merlo, pavoncella, tordo bottaccio e tordo sassello. Le quote stabilite da ciascuna Provincia, che il cacciatore è tenuto a corrispondere per ogni richiamo ricevuto, vanno dai 13 euro per il merlo ai 30 euro per la cesena nella Provincia di Bologna; 16,50 euro per il merlo e 35 per il tordo sassello nella Provincia di Forlì-Cesena; 11 euro per il merlo e 30 per il tordo sassello nella Provincia di Ravenna.
Per Gabriella Meo “è scandaloso che si utilizzino soldi pubblici per questa pratica, mentre si fatica a trovare risorse per i parchi e le oasi”.