La Regione Piemonte ha annunciato l'avvio del primo “Centro di lavorazione della selvaggina”. L’attività, ubicata nel comune di Piscina presso la struttura della Società Idealcarni, ha permesso di avviare nell’Ambito Territoriale di Caccia TO3 un progetto di promozione e valorizzazione delle risorse faunistico-territoriali per la realizzazione della prima catena di conferimento, lavorazione e commercializzazione della carne di selvaggina sotto il controllo del Servizio Veterinario d’Igiene.
Il Centro - spiega una nota della Regione - provvederà al ritiro, controllo, trasformazione e vendita dei capi abbattuti mediante attività venatoria, includendo nella lavorazione animali prelevati sia nel corso di ordinarie battute di caccia sia a seguito di specifiche attività di controllo faunistico volte a limitare i danni alle colture. Per la prima volta in Piemonte, dunque, si completa l’intero percorso della filiera di carne proveniente da fauna selvatica.
Alla realizzazione del progetto - si legge nella presentazione - si è arrivati grazie ad un’attività di coordinamento e sostegno reciproco tra l’Ambito Territoriale di Caccia Torino 3, la Confederazione Italiana Agricoltori di Torino, la Società Idealcarni di Piscina (To), e il coinvolgimento dell’Assessore Regionale all’Agricoltura e Foreste, Caccia e Pesca Claudio Sacchetto, l’Assessore Regionale ai Parchi ed Aree Protette Gianluca Vignale, il Direttore del Servizio Veterinario Igiene della Produzione Alimenti dell’ASL TO3 dott. Francesco Giacomino.
L’iniziativa - è spiegato dalla Regione - rientra nell’ambito di una visione organica e moderna dell’attività venatoria, lontana da posizioni pregiudiziali da un lato, aperta ad armonizzare le differenti funzioni riconducibili alla caccia dall’altro: l’esercizio venatorio è strumento di prelievo e controllo, potenziale antidoto ai danni alle colture causati dalla fauna selvatica, mezzo per la tutela e conservazione dell’ambiente, veicolo di tradizioni e valori secolari e, infine, potenziale risorsa per sviluppare una filiera in grado di vivacizzare un canale specifico dell’economia locale che ha quale prodotto centrale carne di selvaggina di ottima qualità e riconosciuta genuinità.
Tale esperienza consentirà di organizzare e gestire con efficacia l’impiego della selvaggina a seguito del prelievo, con la possibilità di garantire la massima trasparenza e tracciabilità del prodotto a favore del consumatore.
Mediante tale opportunità innovativa si promuove indubbiamente una valorizzazione della fauna selvatica: l’Atc To3, attraverso la vendita dei contrassegni previsti dalla normativa regionale ai cacciatori (il cacciatore è previsto che acquisti la fascetta corrispondente al capo venabile prima della sessione di caccia) potrà destinare tali risorse all’indennizzo dei danni alle colture agricole. Non vanno poi sottovalutati i potenziali risultati in termini economici e occupazionali, includendo come usufruitori di una filiera garantita e tracciata anche ristoratori, agriturismi, mense.
Di seguito le dichiarazioni pubblicate dalla Regione:
Assessore regionale all’Agricoltura e Foreste, Caccia e Pesca Claudio Sacchetto: “Il progetto di centro di lavorazione della selvaggina consente di affrontare in modo nuovo e, a mio parere, estremamente positivo, un aspetto dell’attività venatoria, vale a dire il destino dei capi prelevati. Con questa iniziativa viene posto in primo piano il concetto di fauna inteso come bene pubblico, di tutti: amministrare l’esercizio venatorio non significa esclusivamente normare il prelievo, ma allargare gli orizzonti e prevedere una destinazione, un indirizzo dei capi abbattuti che oltre a interessare da vicino il cacciatore, si traduce in impulso ad una filiera che fino a questo momento, nonostante le potenzialità, non ha saputo crearsi un canale consolidato di approvvigionamento. È anche e soprattutto attraverso una gestione moderna, flessibile e strutturata dell’esercizio venatorio -complessivo di tutte le sue fasi- che si potranno ottenere risultati efficaci anche in termini di diminuzione dei danni alle colture agricole causati dalla proliferazione della fauna selvatica”.
Assessore regionale ai parchi e alle aree protette, Gian Luca Vignale: “Il progetto prevede la lavorazione, e poi vendita, di carni di capi che vengono abbattuti nei piani di selezione annuale e nel rispetto dell’equilibrio che si deve raggiungere tra uomo e fauna selvatica. Grazie a questa iniziativa si potrà realizzare una filiera corta della carne che, garantirà benefici tangibili non solo per il controllo selettivo all’interno delle aree protette, ma anche per l’Ente Parco e per l’economia locale”.
"Bene l’impegno dell’ATC TO3 – commenta il Vicepresidente regionale della Confederazione Italiana Agricoltori Lodovico Actis Perinetto – per l’avvio della prima esperienza di filiera per la commercializzazione della fauna selvatica in Piemonte, sull’esempio di pratiche che già esistono e sono consolidate in numerose regioni italiane. La sfida ovviamente deve essere di non piegare l’attività venatoria a fini di lucro ma di lavorare insieme, agricoltori e cacciatori, per fungere da presidio del territorio e correggere i disequilibri che si creano quando una singola specie prende il sopravvento sulle altre".
Roberto Barbero, Presidente provinciale della Confederazione Italiana Agricoltori di Torino, dichiara: "Per gli agricoltori i danni provocati dalla fauna selvatica rappresentano ormai un problema endemico. Confidiamo che la possibilità di commercializzare carne di selvaggina frutto degli abbattimenti e delle attività di contenimento programmate, oltre ad offrire maggior sicurezza al consumatore sulla qualità e sulla freschezza del prodotto finale, rappresenti una via innovativa per rendere sostenibile la presenza di questi animali sul territorio e assicurare alle aziende agricole colpite il veloce indennizzo dei danni subiti".
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