La Lav un po' ovunque sta combattendo i provvedimenti ordinari che le provincie mettono in atto contro la proliferazione di un selvatico ritenuto dannoso per la piccola selvaggina: la volpe. Lo fa con una campagna mediatica che coinvolge tutta la nazione e che sfrutta tenere immagini di cuccioli di volpe per raccogliere consensi e chiedere lo stop generalizzato ai contenimenti.
Ma non c'è nessun motivo per fermare provvedimenti redatti sulla base di motivazioni tecnico – faunistiche molto serie, che intendono proteggere l'ambiente da una proliferazione incontrollata di animali che in natura non hanno antagonisti.
Lo ha riconosciuto in questi giorni anche il Tar di Treviso, respingendo la richiesta di sospensione cautelare del Piano di controllo della volpe per il periodo 2013-2016, emanato il 6 settembre 2013, richiesta che era stata avanzata dalla Lav, dall'Enpa e da Oipa. La Lav ritiene inaccettabile che i giudici non spieghino il motivo per dare il via al “massacro delle volpi”, come lo definiscono loro. In realtà il motivo c'è, semplicemente “il ricorso non risulta assistito dai necessari requisiti richiesti dall’art. 55 cpa per assumere la richiesta misura cautelare”. Il che significa che non esiste il paventato grave danno irreparabile lamentato dai ricorrenti previsto dall’art 55 per chiedere la sospensiva cautelare dell’atto amministrativo sulle volpi. Insomma, un'altra perdita di tempo per i giudici e un'altra presa in giro per gli italiani.