Al termine della stagione abbiamo proposto agli assessori regionali alcune domande sull'attuale situazione dei calendari venatori in previsione delle scelte future. Ecco le risposte inviate alla redazione di BigHunter.it dall'Assessore regionale alla caccia in Veneto, Daniele Stival.
Come ben saprà i cacciatori italiani sono sempre più esasperati da una situazione non più sostenibile per la facilità con cui i calendari venatori, anche se sempre più restrittivi, vengono invalidati dai ricorsi al Tar, almeno fino alla trattazione di merito. Alla luce di ciò che è accaduto durante la stagione venatoria 2013 2014, con le continue sospensioni della caccia che hanno coinvolto diverse regioni (per esempio Liguria, Sardegna, Lazio, Campania), come pensa di affrontare la prossima stagione venatoria per dare certezze ai cacciatori della sua regione?
Fortunatamente, rispetto alle altre Regioni, il calendario venatorio di quest’anno è stato molto tranquillo dal punto di vista delle impugnative al TAR e nei conseguenti risultati. Ciò è stato possibile grazie ad un’attenta disamina dei pareri ISPRA, da una parte, ed alle proposte di discostamento dal parere ISPRA tecnicamente ben supportate; ormai la battaglia si sposta sempre più nei Tribunali e nei dati tecnico-scientifici indispensabili per “blindare” i provvedimenti.
Una recente sentenza riferita al Calendario venatorio toscano ha confermato che l'Ispra fornisce sistematicamente dati non aggiornati e che su questi basa i suoi pareri tecnici sulle scelte regionali in fatto di caccia. In quella occasione, come in molte altre simili, il Tar ha anche acclarato che si possono ottenere dati molto più rispondenti alla realtà rivolgendosi ad altri istituti scientifici, come per esempio Università o osservatori regionali. Pensa che in futuro sarà questa la strada?
C’è molto “gioco delle parti” e poca “attenzione alle parti” dopo la Direttiva UE del 2009 e recepita dallo Stato italiano nel 2010, le associazioni ambientaliste fanno ricorsi sulle virgole dei pareri ISPRA che forse volutamente non è nelle condizioni di tenere i dati aggiornati.
Stessa cosa, purtroppo, ha fatto il mondo della caccia, anch’esso poco attento a registrare dati tecnico-scientifici, fortunatamente le cose stanno cambiando e il Veneto con alcune associazioni venatorie sta recuperando quel gap per potersi contrapporre nei Tribunali ai dati quasi mai aggiornati nei pareri ISPRA.
Pensa che un coordinamento tra regioni per calendari e gestione venatoria potrebbe essere la soluzione?
Senza dubbio un forte coordinamento tra Regioni da una parte, ma anche tra le associazioni venatorie dall’altra, sarà fondamentale per dare certezze ai cacciatori.
La 157/92, che compie ben 22 anni nel 2014, viene considerata abbastanza diffusamente come una legge che ha bisogno di un forte ripensamento e di un generale aggiornamento che tenga conto di una caccia moderna sostenibile e amica dell'ambiente, come per altro viene concepita dalle direttive comunitarie. Recentemente il Commissario Ue per l'ambiente Janez Potocnik ha evidenziato che i calendari venatori italiani sono in linea ai principi di conservazione delle specie, in particolare riferendosi alle date di chiusura della caccia alla fauna migratoria. E' poi di questi giorni l'archiviazione delle procedure comunitarie aperte sul fronte della caccia in deroga contro l'Italia. Crede che la Legge 157/92 debba essere aggiornata per dare maggiori garanzie ai cacciatori? Come?
Non è il tempo a rendere vecchia una qualsiasi legge ma la sua scarsa visione. La L. 157 se sopravvive dal 1992 evidenzia due aspetti:
a) una visione sufficientemente ampia;
b) l’argomento è soggetto a forti strumentalizzazioni e quindi difficilmente riscrivibile.
Io propendo per la seconda, certo è che il diritto ad avere certezze da parte dei cacciatori è sacrosanto come per qualsiasi cittadino di questa Nazione.
Non si può negare che da quel lontano 1992 molte cose sono cambiate, a partire da una imprevista e allarmante presenza di ungulati (ma non solo) che danneggia l'agricoltura e che mette in pericolo gli automobilisti, a cui occorre rispondere con interventi mirati e più tempestivi di quanto preveda attualmente la normativa quadro sulla caccia. Quale può essere secondo lei il ruolo dei cacciatori moderni in risposta a questi problemi?
Gli equilibri della natura sono profondamente cambiati negli ultimi 20/30 anni ed il coinvolgimento del Territorio, attraverso le Province, è sempre più indispensabile e strategico diventa il coinvolgimento dei cacciatori nel mantenere questo equilibrio.
E’ vero altresì che, in particolare con gli ungulati, ci vuole una nuova mentalità anche da parte del cacciatore nel senso che a questa eccessiva presenza di ungulati deve seguire una scrupolosa applicazione dei protocolli tecnici che spesso permettono più prelievi di quelli a cui i cacciatori sono abituati dalla consuetudine.
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