Come anticipato dal comunicato di Sergio Berlato (parlamentare UE e da Acv e Enalcaccia Veneto, contrarie al nuovo Piano faunistico presentato dalla Giunta), il Consiglio regionale ha
prorogato fino al 10 febbraio 2016 la validità dell'attuale Piano faunistico venatorio. Lo ha deciso, con 28 si, 9 no e 8 astenuti, il Consiglio regionale approvando un disegno di legge presentato dalla stessa Giunta, che prevedeva inizialmente la scadenza al 10 febbraio 2015. La data è stata cambiata (e spostata di un anno) grazie all'accoglimento di un emendamento del consigliere del PD, Sergio Reolon.
Si tratta della terza proroga di questo strumento, motivata dalla Giunta regionale con la
necessità di concludere la stesura dei nuovi strumenti come la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e VINCA, di cui il futuro piano faunistico veneto sarà dotato. "Nessuna motivazione politica - spiega Davide Bendinelli, presidente della commissione Agricoltura Caccia e Pesca e relatore in aula del provvedimento - ma solo tecnica
. Il nostro obiettivo principale resta quello di dare certezza al mondo venatorio. Si tratta di una scelta obbligata visto che ci vuole tempo per coordinare, secondo i nuovi strumenti, i diversi piani provinciali, che vanno "cuciti assieme" per redigere le nuove regole per la nostra Regione”.
Ecco come commenta la seduta
il consigliere regionale del PD, Sergio Reolon, autore dell'emendamento che ha spostato la validità della proroga. “Alla fine la mia proposta di prorogare di altri due anni il Piano faunistico venatorio è stata accolta dal Consiglio regionale. Era l’unica strada per evitare ulteriori pasticci”. “Sarà compito della prossima legislatura – sottolinea l’esponente democratico - fare le cose ad arte e non come questa Giunta e questa maggioranza di centrodestra hanno fatto, spendendo la bellezza di 183 mila euro per preparare un nuovo piano che si era compreso subito quanto fosse sbagliato ed incompleto. Questo per colpa dell’ostinazione del governo veneto nel non ascoltare chi aveva le maggiori competenze nel settore, ovvero le Province. Sostanzialmente – conclude Reolon - era meglio lasciare le cose come stavano e quindi questa proroga rappresenta il male minore. Resta comunque l’esigenza forte di regolamentare in maniera oculata e seria questo ambito”.