Il 20 febbraio scorso la Commissione Ue ha deciso per la messa in mora della procedura di infrazione nei confronti dell'Italia in materia di cattura dei richiami vivi per la caccia, per la violazione della Direttiva 2009/147/CE. La notizia è stata subito commentata dalla Lipu (e ripresa dalle agenzie stampa), la quale fa sapere che nel proprio documento che accompagna la decisione, la Commissione avrebbe sostenuto di ritenere “che vi siano numerose alternative alla cattura di uccelli a fini di richiamo" e di considerare che "la caccia possa avvenire senza l’utilizzo dei richiami”. Con la procedura, la Commissione denuncia la non selettività dei metodi di cattura usati, la mancanza di controlli, l’assenza di informazioni sul numero di richiami detenuti dai cacciatori, chiarendo che l’Italia è dunque venuta meno agli obblighi della direttiva Uccelli e chiedendo al Governo Italiano di sanare con urgenza la situazione.
“E’ una notizia clamorosa per le conseguenze che avrà sulla normativa italiana – commenta Fulvio Mamone Capria, presidente Lipu-BirdLife Italia - ma che attendevamo e che avevamo a nostra volta stimolato, denunciando a tutti i livelli la pratica dei richiami vivi. Ora che la Commissione europea ha definitivamente messo sotto accusa il nostro Paese e chiarito che per questa pratica non c’è futuro, il Governo deve assumersi con urgenza le proprie responsabilità e cancellare dalla legge italiana l’utilizzo degli uccelli a fini di richiamo, per evitare l’onta di una nuova condanna europea in materia ambientale e per porre fine allo scempio subito dai piccoli uccelli migratori”. © RIPRODUZIONE RISERVATA