Il colombaccio è una delle specie che ha fatto registrare il maggiore incremento negli ultimi anni, sia in termini di popolazione (+360%) negli ultimi dieci anni, che di areale conquistato. Rispetto al 1984, quando occupava il 57% del territorio, nel 2012 il colombaccio ha raggiunto l'88% dello stivale. Dati questi usciti dalla conferenza (ancora in corso a Roma) di presentazione del Rapporto sulla direttiva Habitat, durante la quale Lorenzo Serra dell'Ispra ha anticipato anche anche alcune cifre che saranno oggetto del Rapporto sulla Direttiva Uccelli, di prossima uscita.
In generale aumentano le specie acquatiche e quelle ormai tipiche delle aree urbane e diminuiscono quelle degli ambienti rurali, dei pascoli e degli arbusteti, passeriformi in primis. Tra le dieci specie migliori nel breve periodo in ordine di grandezza abbiamo smergo maggiore, marangone minore, pittima minore, pittima reale, colombaccio, ibis sacro, airone guardabuoi, cicogna bianca, cigno reale, cormorano, usignolo del Giappone. In diminuzione beccafico, torcicollo, nitticora, re di quaglie, calandrella, cesena, monachella, averla capirossa, forapaglie, pollo sultano poliocefalo.
La situazione è sostanzialmente simile nel lungo periodo, per il quale si conferma l'aumento per uccelli tipici ormai delle aree urbane come gabbiani, cigni e cormorani e la diminuzione per passeriformi come calandrella, averla e forapaglie. Diminuzione anche per la starna, che invece non appare nella tabella sulle specie in sofferenza nel breve periodo. In totale sono 73 le specie di uccelli in aumento, 56 quelle in diminuzione, e dato ben più preoccupante, ben 89 le specie per cui – parola dell'Ispra - non si conoscono affatto i trend.
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