Come già successo a Siena,
anche Pisa si piega alle proteste degli animalisti ritirando la propria decisione sul
contenimento di 478 volpi, nonostante il Piano fosse
stato adottato e inserito nella programmazione del piano faunistico, "rispettando leggi regionali, provinciali e i pareri necessari" come ha ha sottolineato l'assessore provinciale Giacomo Sanavio. Quindi con il benestare dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, Ispra, di solito non certo favorevole alla caccia.
Da una parte quindi la Provincia ribadisce la legittimità del provvedimento (e l'utilità per tutelare la piccola selvaggina e, quindi, la biodiversità), dall'altra si dissocia da se stessa, ripudiando un provvedimento che altro non fa che applicare i più elementari principi scientifici della gestione faunistica, come viene da sempre fatto ovunque anche fuori dall'Italia. "Annulleremo le autorizzazioni concesse alle aziende faunistiche e venatorie e alle zone di ripopolamento e cattura – dice lo stesso Sanavio – poi affronteremo la questione con le associazioni e con gli enti. Il problema c’è: occorre capire come affrontarlo. Se i cacciatori che sono interessati alla tutela delle specie come lepri e fagiani, di cui si cibano, durante la stagione della caccia, fanno il loro mestiere, non sarà necessario di trovare strumenti di controllo alternativi. La volpe è una specie cacciabile, secondo le normative. Se ciò avviene, l’equilibrio viene salvaguardato da solo". "Pensiamo - si giustifica Sanavio - di poter esaminare la questione con maggiore serenit�soprattutto per il clima che è montato su questa vicenda. È cresciuta, rispetto al passato, la sensibilità verso la tutela degli animali". Ovvero lo stesso identico atteggiamento di Siena quando lo scorso anno tornò sui suoi passi annullando analogo provvedimento.
Contrarie alla sospensione sono le associazioni venatorie aderenti alla
Confederazione Cacciatori Toscani. "Sembra - dicono - che
l’abitudine di certa politica ad abdicare alle proprie responsabilità sia ormai diventata sport regionale, se non nazionale. Un piano di gestione della volpe, per controllarne la consistenza e salvaguardare altre specie nel mirino del predatore viene letteralmente cestinato per la pressione esercitata da una minoranza di facinorosi, maestri nell’alzare la voce, senza addurre una ragione che sia una, di qualche fondamento scientifico. Alle provocazioni animaliste - prosegue la nota del CCT - si è purtroppo ormai abituati; quello che desta decisamente meraviglia è la velocità e la leggerezza con cui pubbliche amministrazioni di grande tradizione e cultura di governo cedono il campo e operano incomprensibili retromarce, rinunciando a far prevalere il bene comune, in questo caso la gestione della fauna e del territorio e il rispetto di regole e procedure, per la pressione di esigue minoranze".
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