Simona Antonaci, 38 anni, leccese, due bambini piccoli, ha fatto della falconeria una vera professione. Con il compagno, Matteo D'Errico, gestisce l'azienda Falcon Farm Srl, specializzata nel Bird control (allontanamento volatili) e in tutto ciò che riguarda la fruizione al pubblico di bellissima arte: organizzazione di corsi, ricostruzioni storiche, dimostrazioni e spettacoli per bambini.
“Il mio compagno pratica la falconeria da 20 anni – ci racconta -, è così che mi sono avvicinata a questo mondo. La caccia oggi è nella mia vita grazie a lui e alla sua passione”. Simona non ha ancora il porto d'armi e per ora si limita ad accompagnare a caccia Matteo, con i falchi pellegrini e le poiane di Harris, ma anche con il fucile e con i cani. Nonostante non sia cacciatrice a tutti gli effetti, ha interiorizzato a pieno il significato più profondo di questa passione.
“La caccia – spiega - è un insieme di emozioni, sensazioni, profumi, albe e tramonti, freddo gelido e sudore. È una lotta impari tra sacrifici e benefici, dove sono i sacrifici a far pendere l’ago della bilancia. Ma alla fine, quando torni a casa… è stata una bella giornata! Anche se sei stato sei ore in palude, al gelo, per non veder passare una mosca!”. “Credo – continua - che sia molto appagante il rapporto che s’instaura tra il cacciatore e la natura stessa. Camminare tra i campi nell’assoluto silenzio e sentire di far parte della terra, è qualcosa che la vita frenetica cittadina ci ha sottratto".
Stare in mezzo alla natura per Simona vuol dire “incontrare la realtà, proprio dove l’avevamo dimenticata”, salvo poi imbattersi in “distese di pannelli fotovoltaici e pale eoliche, scempi ambientali dei nostri tempi: le traiettorie migratorie - spiega - stanno cambiando e questo è un danno che i cacciatori notano per primi”.
Le chiediamo qual'è secondo lei il ruolo della caccia nella tutela ambientale. “Penso che il cacciatore sia il primo vero ambientalista” risponde lei. “Credo che la caccia aiuti le specie in pericolo a difendersi da quelle cosiddette nocive. Qui nel Salento, come in molte altre zone, le gazze devastano i nidi di altre specie, come cardellini, verdoni, ecc. Ecco, la gazza può essere predata anche con il falco”. E qui torniamo alla falconeria. Il bello è che questa attività, così utile per il riequilibrio ambientale, “ha permesso di mantenere viva una tradizione che unisce i popoli di tutto il mondo – spiega Simona - in un’arte che da poco è tutelata anche dall'UNESCO”.
Simona insiste su questo punto perchè crede che un riconoscimento così importante sia una vittoria per tutta la caccia “perché – dice - apre il dialogo a molteplici aspetti sociali e ambientali”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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