Antonella Doni abita a Bientina (PI), ha 44 anni e una Laurea in Economia e Commercio. Dirige l'amministrazione di un grande calzaturificio nel comprensorio del cuoio e nel tempo libero va a caccia. Pratica soprattutto quella al cinghiale e quella alla penna con il suo splendido bracco tedesco, Selva, di 5 anni. Per molti anni ha fatto anche parte della nazionale di tiro con l'arco e quindi talvolta le capita di andare a caccia anche con il suo compound.
Per Amiche di BigHunter ci racconta come è inziata la sua avventura. “Sono nata in una regione dove la caccia è sacra – racconta -. In un primo momento mi sono avvicinata a questo mondo grazie a mio marito, che sin da piccolo seguiva il nonno, cacciatore alla penna esperto. Abbiamo preso il porto d'armi insieme anche se poi lui ha continuato con i vari corsi per la selezione al capriolo al cervo e al camoscio".
Abbiamo chiesto ad Antonella cosa rappresenta per lei l'ars venandi. Ecco come ci risponde: "la caccia per me è un'evasione pura. Dopo una settimana di lavoro, il pensiero di stare in bosco alla posta al cinghiale o tra pruni e rovi con il mio cane è la cosa più bella e purificante che ci possa essere. Quando poi sono con la mia bracca sono felicissima: vederla lavorare è uno spettacolo, tanto che poi penso a non sbagliare il tiro per lei, perchè quando sbaglio il suo sguardo mi fà sentire in difetto".
Le scampagnate fuori città: "spesso io e mio marito associamo la caccia a belle gite fuori zona, è un pò quello chemi accadeva quando tiravo con l'arco, il sabato e la domenica giravamo l'Italia per fare le gare ed in più era l'occasione per mangiare cose buone e nuove e vedere posti splendidi. La caccia a queste condizioni è nella mia testa un pensiero positivo a tutto tondo anche se torna a casa senza aver preso niente".
Poi c'è il lato ambientale. Secondo Antonella “la caccia potrebbe essere un'ancora di salvezza per la flora e la fauna”. “ La caccia potrebbe sicuramente contribuire a risolvere alcuni problemi della società e dell'ambiente - spiega ancora - ma di questo dovrebbero essere convinti per primi gli stessi cacciatori. Dovremmo istruirci tra di noi e poi lavorare su chi ci circonda e ci ascolta”.
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