La rete di laghi di caccia toscani compresi fra Firenze e Pistoia, rappresenta un importante contributo alla biodiversità che FACE ha inserito nel proprio “Manifesto” come prima esperienza italiana presentata da Federcaccia
L’area della piana fiorentina, che si estende a ovest di Firenze interessando le province di Prato e Pistoia, è una delle zone maggiormente antropizzate e a più alta concentrazione industriale manifatturiera della Toscana.
In questo panorama spiccano i cosiddetti Stagni della Piana, oltre 40 superfici d’acqua di varia estensione, da 1 a 15 ettari, di grandissima importanza per il mantenimento della biodiversità e degli habitat naturali. Un sistema di aree umide nato circa 30 anni fa per iniziativa di cacciatori che decisero di creare piccoli laghi artificiali poco profondi con lo scopo di cacciare anatre, folaghe e altri acquatici.
Da allora, numerosi e continui interventi sono stati regolarmente portati avanti per mantenere e recuperare, laddove si fossero perse, le caratteristiche tipiche di queste zone umide, attraverso la regimentazione del livello delle acque, la coltivazione di essenze naturali indigene e di grano e sorgo a perdere.
Al di fuori del periodo venatorio, il lavoro dei cacciatori si fa ancora più impegnativo, per mantenere ottimali il livello dell’acqua e le condizioni delle essenze arboree per meglio sostenere l’avifauna nella fase della migrazione pre-nuziale e della riproduzione e allevamento della prole. Tutte azioni che vengono normalmente svolte nel periodo tardo estivo, con un ridotto impiego di strumenti meccanici e un consistente ricorso al lavoro manuale, per garantire il massimo rispetto e ridurre al minimo il disturbo per la fauna, coinvolgendo più di 500 persone in questa operazione di mantenimento delle zone umide.
Un lavoro condotto a proprie spese, da ogni punto di vista, dai cacciatori che gestiscono i laghi, e che mostra un significativo risultato nel contrasto della perdita di suolo, habitat e aumento di presenza di tutta l’avifauna, non solo quella cacciabile, verificata e dimostrata da numerosi censimenti, fra i quali quello di Wetlands International. Risultati che hanno portato alla classificazione di questa area come ZPS e alla sua inclusione nella Rete Natura 2000.
Senza gli sforzi dei cacciatori – sottolinea FACE – questa grande piana alluvionale avrebbe subito una grave perdita sia dal punto di vista della biodiversità che delle zone umide.
La condivisione a livello europeo di questa esperienza, che evidenzia il contributo dell’attività venatoria alla tutela della biodiversità nel nostro Paese è stata curata da Federazione Italiana della Caccia, coordinando attraverso il proprio Ufficio Avifauna Migratoria le sezioni provinciali e locali, cui si deve la raccolta dei dati relativi e della documentazione richiesta.
La presentazione degli Stagni della Piana – ritenuta particolarmente significativa fra i contributi inviati – rientra nella richiesta rivolta da FACE alle Associazioni Venatorie che ne fanno parte di partecipare attivamente al progetto “Manifesto per la Biodiversità nel Mediterraneo” attraverso il coinvolgimento in gruppi di lavoro finalizzati alla condivisione di esperienze e attività che evidenzino il contributo dei cacciatori alla tutela della biodiversità nei Paesi europei interessati.
L’iniziativa ha l’intento di mostrare a coloro che intervengono nelle politiche di decisione ambientale e all’opinione pubblica, attraverso la produzione di atti e documenti condivisi, che la pratica della caccia responsabile e gli interventi gestionali ad essa legati possono rappresentare un valido supporto per la
conservazione della Natura. Una occasione importante, che Federazione Italiana della Caccia non si è lasciata sfuggire e che ha portato a questo primo riconoscimento per i cacciatori italiani.
Ufficio Stampa Federazione Italiana della Caccia
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