"L’occasione era di quelle da non farsi sfuggire, e così è stato". Lo dice l'eurodeputato trevigiano della Lega Nord, Giancarlo Scottà, a commento della discussione sulla proposta di regolamento in tema di sanità animale, al termine della quale il gruppo dei Verdi si è visto bocciare l'emendamento che prevedeva la proibizione della cattura degli uccelli selvatici a scopi venatori. Lo stesso emendamento era stato proposto dall’on. Zanoni, approvato in sede di Commissione Ambiente, ma respinto in Commissione Agricoltura grazie all’azione intrapresa da Scottà.
“La prevenzione può essere vista come la parola cardine per un'efficace gestione delle malattie animali”, ha esordito Scottà, “tuttavia, non sempre basta a impedire la manifestazione di alcune patologie, soprattutto nel comparto degli animali selvatici. I loro spostamenti e le loro interazioni seguono le regole della natura e non possono perciò esser controllate”, ha proseguito Scottà. “E' in questo contesto che assumono un ruolo essenziale le misure di monitoraggio. Ed è qui che vorrei sottolineare il ruolo positivo dei cacciatori e delle loro associazioni venatorie. La figura del cacciatore rappresenta, infatti, una delle sentinelle d'allarme più immediate di cui disponiamo sul territorio e, soprattutto, a costo zero per la collettività”.
Una netta presa di posizione e un forte messaggio a tutto il fronte anti-caccia, il più delle volte mosso da soli motivi propagandistici ma con scarse basi scientifiche. “I cacciatori sono spesso i primi che si imbattono in animali selvatici infetti, subito segnalati alle autorità competenti che attivano a loro volta gli adempimenti previsti”, sottolinea Scottà, unico italiano intervenuto a difesa dei nostri cacciatori. “La loro conoscenza è comprovata da una serie di meticolosi corsi e esami che devono esser superati anche in tema di sanità animale. Alla conoscenza si aggiunge, poi, l'esperienza, trasmessa di generazione in generazione”.
L'eurodeputato, infine, dedica un passaggio agli uccelli da richiamo: “è ingannevole affermare che i richiami vivi a scopo di caccia sono da vietare perché costituirebbero un veicolo di malattie impossibile da monitorare. Al contrario, l'uso degli uccelli da richiamo potrebbe effettivamente essere uno strumento prezioso per monitorare la salute degli uccelli selvatici, come accaduto durante l'epidemia di influenza aviaria”.
Ad ascoltare l’intervento dell’on. Scottà, oltre ai colleghi eurodeputati presenti in aula, c’era anche il Commissario europeo per la Salute e la Politica dei Consumatori, il maltese Tonio Borg, che ha annotato i suggerimenti espressi da Scottà. Frasi, quelle dell’on. Scottà, che evidentemente sono state recepite dall’europarlamento che il giorno seguente ha bocciato una volta per tutte l’emendamento contro i richiami vivi avanzato dai Verdi e ha approvato un passaggio legislativo nel quale si riconosce il ruolo positivo ricoperto dai cacciatori nel monitoraggio delle malattie, grazie alla loro esperienza e conoscenza delle malattie che colpiscono gli animali selvatici. Praticamente ciò che era stato richiesto da Scottà.
“Finalmente una soddisfazione per i nostri cacciatori” – è il primo commento di Scottà a margine del voto. “Speriamo che riconoscimenti di questo tipo facciano seguito ad altri. Troppi sono stati gli attacchi e gli ostacoli che il mondo venatorio ha subito negli ultimi anni. E’ giunto il momento di andare oltre banali slogan proibizionisti e di agire su basi scientifiche, instaurando quella che può essere definita una collaborazione intelligente”.
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