"È la mia storia che parla del mio rapporto con la caccia. Sono figlia di un cacciatore. Mio papà aveva un allevamento di Pointer e sono cresciuta imparando da lui l’amore per la natura e il rispetto per il territorio". Così Renata Briano, candidata del Partito Democratico alle elezioni europee nella Circoscrizione Nord Ovest (Liguria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta), si presenta al pubblico di cacciatori. "Mi sono laureata in Scienze Naturali con una tesi sulla gestione del cinghiale seguita dal Prof. Spanò dell’Università di Genova, esperto nella ricerca sulla beccaccia. Sono stata dieci anni assessore all’ambiente, alla caccia e alla pesca della Provincia di Genova e dal 2010 mi occupo delle stesse deleghe come assessore della Regione Liguria" spiega.
"Penso che l’attività venatoria sia un'importante opportunità per la gestione del territorio e un significativo strumento in grado di dare risposte incisive alle problematiche legate allo squilibrio della fauna. Penso, inoltre, che i cacciatori possano fare molto di più se imparano a essere uniti. Da noi in Liguria ciò è accaduto ed è servito" argomenta Briano, sottolineando poi l'impegno degli ultimi anni da assessore regionale a difesa del calendario venatorio della Regione Liguria, "attaccato - dice - da ricorsi strumentali da parte degli animalisti". "L’ho fatto - spiega Briano - basando le scelte su dati scientifici seri e difendendo in ogni sede le decisioni da un punto di vista giuridico. Le sentenze di merito ci hanno dato ragione su tutto e spero che questo possa servire da esempio per altre regioni. Quest’anno la Liguria è stata la prima Regione in Italia ad approvare il calendario venatorio 2014/2015: lo abbiamo fatto sostenuti dalle vittorie che abbiamo ottenuto nelle varie fasi di giudizio dei ricorsi degli anni precedenti".
Quattro sono i punti su cui bisogna concentrare gli sforzi per la caccia, dice Briano: la ricerca scientifica come base irrinunciabile per le scelte (vedi calendari venatori); la collaborazione con l'agricoltura per una corretta gestione del territorio; la lotta al bracconaggio che tanto male fa ai cacciatori e alla natura; la comunicazione". Bisogna quindi "puntare su collaborazione e su ricerca scientifica per costruire alleanze e per dimostrare la sostenibilità di ciò che si fa. È da qui che si deve partire per modificare la legislazione italiana. La normativa nazionale infatti è datata e fa riferimento a una situazione ambientale e faunistica che è molto diversa rispetto a quella attuale".
"Anche l’Europa - sostiene Briano - dovrebbe riconsiderare l’attività venatoria partendo da un’analisi dell’evoluzione del territorio. L’abbandono delle campagne e delle montagne, ad esempio, ha creato in pochi anni una situazione alla quale dobbiamo adattare regole e comportamenti. Alcune specie stanno scomparendo, altre invece stanno colonizzando quei boschi che hanno preso il posto dei campi di grano. Se cambiano fauna e territorio, devono cambiare anche le risposte. E la caccia deve mettersi al servizio della società, in quanto strumento di gestione e di conservazione delle specie selvatiche e degli habitat naturali. Anche l’Europa deve imparare a vedere l’attività venatoria come un’opportunità di gestione ambientale e non come un hobby da regolamentare, spesso attraverso una burocrazia senza senso.
"In Europa sono tante le azioni che si possono portare avanti, ma la più importante è cercare di rendere omogenea l’attività venatoria in tutti i Paesi del Mediterraneo, mettendo mano finalmente all’elenco delle specie cacciabili (penso allo storno…). È in questa direzione che intendo muovermi nel caso in cui venissi eletta nel Parlamento europeo. Inoltre intendo lavorare, così come ho fatto fino ad oggi, ascoltando le associazioni, senza promettere l’impossibile, cercando di tutelare i diritti di chi esercita questa attività con tanta passione".
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