Mattia Magagnotti ha solo 20 anni, vive a Villafranca di Verona e studia tecnologie ambientali e forestali all'Università di Padova. Quando gli impegni universitari lo permettono, Mattia mette in pratica ciò che sta imparando sui libri, lavorando a chiamata in un'azienda agricola. Nel tempo libero va a pesca, gioca a calcio e naturalmente da settembre a gennaio a caccia, passione trasmessagli dal padre. Pratica soprattutto la caccia vagante con il cane da ferma a quaglie e beccacce.
Oltre alla sfera "passionale", la caccia per Mattia è un utile strumento di gestione e crede che potrebbe contribuire fattivamente in molte situazioni critiche. "Per esempio - spiega - dovrebbe entrare nei parchi lasciati allo sbando e soprattutto essere meglio utilizzata per il controllo dei nocivi. E' proprio per questo che ho participato al corso come coadiutore per il controllo della fauna selvatica", sottolinea.
"Mi piacerebbe un giorno - continua - dare il mio contributo per far capire come e perchè la caccia non influisce negativamente sulla fauna selvatica al contrario di come viene fatto credere dalle fonti d'informazione" dice alla nostra redazione, non escludendo di lavorare un giorno a livello di gestione o nelle organizzazioni territoriali. Non nelle associazioni venatorie, delle quali pensa che siano troppe "e per questo utili solo a creare discordanze tra noi cacciatori". "Per riuscire a farci sentire e capire a livello nazionale - dice Mattia - dovremo puntare a un'unità quasi totale anche se sembra essere un traguardo utopico".