Continua la polemica sulle posizioni anticaccia di Mario Tozzi, recentemente enfatizzate da un articolo della rubrica di Andrea Satta sul quotidiano l'Unità (vedi notizia BigHunter). Oggi l'Unità pubblica la replica del Presidente nazionale di Arci Caccia, Osvaldo Veneziano, che con Tozzi si era scontrato anche nel corso di un recente dibattito radiofonico beccandosi l'augurio di "una palla in fronte" dall'ex Presidente del Parco dell'Arcipelago Toscano. Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera di Veneziano, che ha inviato anche alla nostra redazione.
Egregio Direttore,
mi auguro, grazie alla sua attenzione, di avere lo spazio per un “contraddittorio” con quanto scritto da Andrea Satta “Dio è morto” sull’Unità del 27 aprile.
Qualche osservazione vorrei farla sulle dichiarazioni del Prof. Tozzi in parte riportate nell’articolo. In Italia è la legge “vera” che tutela la fauna patrimonio indisponibile dello stato e dei cittadini e contestualmente detta le regole per l’attività venatoria. Non è un’”annunciazione” ma è un fatto. Merito ai cacciatori - politici di un tempo, il senatore Carlo Fermariello e l’on. Giacomo Rosini che tra gli altri la scrissero e, grande plauso alla “mamma dell’ambientalismo italiano” l’on. Laura Conti che “ideò” articoli qualificanti della normativa.
La storia politica testimonia che culture pur diverse hanno potuto trovare una sintesi che si è dimostrata utile agli interessi generali della comunità. Così “la caccia” che taluno “criminalizza” o definisce “ludica” con tono sprezzante, trovò solida legittimazione in una normativa “equilibrata”. Gli italiani quando invitati a misurarsi su caccia si o no, in grande parte hanno segnalato l’inutilità di un “voto” di “scontro” sia in Referendum nazionali che regionali. Quando si dice la saggezza popolare …
La “caccia sostenibile” a livello europeo ha messo insieme ambientalisti e cacciatori. L’autorevolezza della rappresentanza di Birdlife International non è in discussione, tanto è che firma accordi con i cacciatori e, non è prevista l’”impiccagione”. Anche in Italia in realtà c’è più collaborazione diffusa nei territori di quanto si vuol far credere: però il “clamore” mediatico c’é grazie agli “insulti”.
Io rispetto la cultura animalista pur non condividendola; credo che altrettanto rispetto meriti chi va a caccia, chi alleva pecore e chi maiali o polli, ecc. e quanti si ritrovano piacevolmente a tavola con piatti di carne o pesce.
Contrariamente a quanto scritto nell’articolo credo anche che tagliare gli alberi è “affetto” necessario per il bosco, (purché autorizzati) e così lo è raccogliere correttamente funghi e tartufi o mangiare quanto “nasce” nell’orto o produrre uva o girasole. Talvolta qualche “specie selvatica” troppo numerosa avversa con una presenza “invasiva” il lavoro meritorio di agricoltori e/o allevatori nel produrre tanta “buona” alimentazione che, qualifica il nostro paese nel mondo.
Io mi auguro un futuro con la campagna italiana, frequentate da tanti ovini, suini, polli e tacchini in numero da garantire che almeno modiche quantità di “proteine animali” possano essere disponibili anche per quanti oggi non possono permettersela.
Credo anche si debba lavorare perché ci siano mari, laghi, fiumi non inquinati ove si “moltiplichino” i pesci e qualcuno possa finire a “tavola” per creare occasioni di lavoro anche a qualche giovane.
Mi auguro che donne e uomini possano avere reddito sufficiente per una buona qualità della loro vita dall’agricoltura, dall’allevamento, dal taglio “conservativo” del bosco e anche dalla pesca e della caccia fatte con “parsimonia”.
Sono fiducioso che questo paese sia visitato da tanti turisti e che alcuni di loro anche in numero maggiore rispetto all’oggi possano apprezzare la bistecca “chianina” e il lardo di “Colonnata”, e spero che questi prodotti possano raggiungere anche altre tavole nel mondo, ed essere accompagnati dal prosciutto di cinghiale e dal Brunello.
Spero in un mondo dove ci siano in numero “giusto”, presenze di cinghiali, volpi, fagiani, lepri e caprioli ecc. e credo che l’uomo cacciatore saprà ancora meglio “coltivare” d’intesa con gli agricoltori, gli ambientalisti e il mondo scientifico l’equilibrio delle popolazioni animali selvatiche e della volpe richiamata con specifica attenzione nell’articolo. (Necessariamente controllata: a Londra nei parchi sparano la notte, i “tiratori scelti” o usano gas letali, e senza il “clamore” che in Italia serve anche a manipolazioni politiche).
Amore per la natura per gli animali lo esprimono anche coloro che li allevano e li commerciano e amano restare a vivere nel loro territorio. Molti allevatori vogliono continuare l’attività dei genitori e farne una prospettiva per i figli. Amano il “creato” tanto quanto chi presiede un parco oggi e domani un altro. E’ grazie alle tasse pagate dai cittadini (senza discriminazione di chi è più o meno animalista) che vivaddio esiste anche il “diletto” di fare il presidente di un’area protetta.
Io ho amore alla caccia (dal www.treccani.it/vocabolario/amore) come tanti che in Italia e nel mondo sono consapevoli di quanto questa “cultura” caratterizza la vita di persone “normali” e, per quanto letto, credo che abbia sofferto Piergiorgio Welby, le cui condizioni drammatiche di vita sono note, già quando la malattia lo ha allontanato dai suoi cani da caccia.
Io non credo che fanatismi e crociate siano utili, tantomeno se fatti da chi si compiace che esseri umani ancorché cacciatori si “sparino”. Nell’interesse della “vita” non raccolgo l’invito provocatorio e lavorerò come altri perché continuino a diminuire gli “incidenti” tutti, anche quelli di “caccia”.
La violenza di certe affermazioni sarebbe bene evitarla e neppure pensarla: minacce non ne mancano, qualche atto a dir poco “vandalico” c’è già stato, le guardie animaliste continueranno a portare pistole e mitragliette per difendersi dagli animali “aggressivi” spero, mai per “sparare” agli uomini.
Io faccio un bel sogno spesso: un paese “egemonizzato” dalla ragionevolezza.
Osvaldo Veneziano |