Stravolte le direttive europee: raddoppiati i metri quadri previsti senza distinzione, chihuahua come gli alani. A rischio ogni detentore d’uno degli oltre 400 mila cani custoditi in Regione Toscana. La Confederazione Cacciatori Toscani chiede al presidente Rossi interventi urgenti
E’ toccato ad una struttura gestita dai cacciatori, ma nel mirino potevano finire il singolo cittadino, le strutture di ricovero del volontariato, i canili comunali, cioè ogni detentore d’uno degli oltre 400 mila cani custoditi in Regione Toscana. I fatti: guardie dell’Enpa, dopo un controllo sulle condizioni di custodia di una muta di cani da cinghiale, in un ricovero esistente e funzionante da oltre 30 anni, hanno segnalato dimensioni inferiori a quanto previsto dal Regolamento applicativo della legge regionale 59/2009.
“Vogliamo ricordare - si legge in una lettera che ha per primo destinatario il presidente della Regione Enrico Rossi ma inviata anche agli assessori all’agricoltura Salvadori e alla sanità Marroni e a tutte le forze politiche- che più volte è stato sollevata, e da più parti, l’assoluta arbitrarietà, non ancorata ad alcuna indicazione né tecnica né, tantomeno, scientifica, della definizione dei metri quadri fissati dal regolamento come minimi per ogni cane custodito. Il regolamento, che dice di voler operare “in analogia” alla direttiva europea, ne stravolge le previsioni, raddoppiando i metri quadri previsti e non facendo distinzione, come nella direttiva, alla taglia dei cani: un chihuahua diventa uguale ad una alano”. Dopo aver sottolineato come ad oggi nulla sia stato fatto, con conseguente clima di incertezza, la Confederazione Cacciatori Toscani chiede “risposte certe in questa materia particolarmente delicata, in assenza delle quali ci troveremo costretti alle iniziative di denuncia e di protesta nelle forme che valuteremo necessarie”.
Firenze, 13 maggio 2014
Confederazione dei Cacciatori Toscani
(Federcaccia – Arcicaccia – ANUU)