Paola D'Amico, nell'inserto domenicale del Corriere della Sera riferisce che l'Italia è terza in Europa per convivenza con cani, gatti, uccelli e altre bestie. Ma aggiunge anche che “i numeri non dicono tutto perchè ci sono i cacciatori che mettono in gabbia i "richiami" per le prede”. In italia si stima esistano quasi 13 milioni di uccelli domestici, un terzo del totale europeo. Ma chi detiene animali per moda o per utilità, come è il caso degli uccelli dei cacciatori, secondo la D'Amico non rappresenta nulla in termini di sensibilità e rispetto nei confronti del mondo animale. Anzi, la giornalista suggerisce un altro metro: contare solo cani, gatti e cavalli, quelli sì che identificano “la cultura animalista”.
Niente di più pretestuoso. Se per essere considerati “amanti degli animali” bisogna evitare di mangiarne alcuni, e di considerare l'utilità di altri, per scopi che non siano solo la mera compagnia, probabilmente in Italia ne conteremmo molto pochi. Se poi per non essere accusati di soprusi nei loro confronti occorre anche evitare di tenere pesci, criceti e uccelli in cattività, la lista dei veri animalisti si assottiglierebbe ancora di più. Moltissimi tra i sedicenti animalisti hanno canarini in gabbia, topini e conigli rinchiusi per la maggior parte del loro tempo. Eppure la legge glielo permette e nessuno ha nulla da ridire.
Ecco perchè ai cacciatori appare assurda l'accusa di maltrattamento, falsa e manipolatoria, che viene rivolta ad ogni piè sospinto a chi detiene legalmente gli uccelli che servono da richiamo per la caccia, rispettando la legge e non contravvenendo a nessuna regola sul benessere animale. Anche perchè, diversamente, basterebbe una segnalazione anonima e scatterebbero immediati i sequestri. Ricordiamo poi che l'obiezione che l'Europa ha mosso contro l'Italia sul tema dei richiami vivi è connessa solo alla cattura con le reti - permessa tra l'altro a scopo scientifico -, non certo alla detenzione.
I cacciatori, a differenza di ciò che lascia intendere Paola D'Amico, entrano a pieno titolo tra gli amanti degli animali. Il rapporto cane – cacciatore è il migliore che si possa immaginare, visto che all'animale si dà la possibilità concreta di collaborare con l'uomo assecondando il suo istinto innato di predatore. Un'altra magica collaborazione avviene con i richiami vivi, a cui il cacciatore è grato e perfino devoto. Ci sarà molto su cui lavorare per fare capire ai più cosa passa nella testa ai cacciatori per arrivare ad allevare amorevolmente, (sì, amorevolmente!) i loro richiami, sacrificando tempo, denaro e dedicando loro attenzioni meticolose. Merli, tordi, cesene e quant'altro svolgono la funzione di attrarre i propri simili verso il capanno del cacciatore, che abbatte prede per metterle a tavola. Ed è questo forse che disturba chi si dice animalista (ma che poi magari non ha problemi a mangiare pollo o manzo o a darlo da mangiare a cani e gatti domestici). Chi li chiama “solo richiami”, come fa la giornalista D'Amico, nota per le sue frequenti posizioni anticaccia, non sa di che parla. Chiunque conosca un minimo la biologia di questi uccelli sa che se venissero trascurati allevarli sarebbe impossibile, semplicemente morirebbero in poco tempo. |