In merito all'articolo pubblicato dal Corriere della Sera negli scorsi giorni sull'utilizzazione dei beeper elettronici integrati a collari dei cani da caccia, il presidente di Arcicaccia Osvaldo Veneziano ha inviato una lettera al noto quotidiano puntualizzando che il vero problema di queste tecnologie è soltanto legato all'uso che se ne fa. La questione dell'inquinamento acustico generato dal “beeper” verso le specie protette – sollevata dal Corriere -, non è secondo Veneziano un problema reale “Se davvero questo disturbo ci fosse – ha precisato - tutte le specie lo subirebbero, oppure nessuna. E se tutti gli animali lo subissero, tutti sarebbero messi in fuga prima dell’arrivo dell’uomo-cacciatore e ciò farebbe la gioia degli animalisti e delle potenziali prede che, avvisate dal disturbo, sarebbero ancora meno a rischio di finire in una possibile “padella”!”. Veneziano si è espresso anche sull'utilizzo del collare elettrico: “Ferma restando l’esigenza di impedirne l’uso a fini criminali (i combattimenti clandestini tanto per ricordane uno) e gli abusi, credo ben diverso sia il giudizio da dare sul suo impiego per l’addestramento del cane: sicuramente merita rispetto il lavoro degli uomini che lo svolgono per istruire i cani”.
Il presidente di Arcicaccia ha sottolineato la necessità che il governo intervenga a dettare regole sulle caratteristiche tecniche dei collari di addestramento prima che questi vengano messi in commercio: “occorrerebbe prevedere anche le “qualità” che deve avere l’acquirente e una disciplina rigorosa”. Insomma – conclude Veneziano “vanno prese le misure necessarie a far si che questa tecnologia (sempre migliorabile) abbia limiti di uso precisi per essere al servizio di uomini ed animali”.