Durante la seduta di martedì 20 maggio il Consiglio della Provincia di Rimini ha approvato il nuovo Piano Faunistico quinquiennale (2014 - 2018). Uno strumento attuale - commenta l'Assessore al ramo Fabio Galli, che configura un’attività venatoria moderna e compatibile, finalizzate a tutelare l’ambiente e la fauna protetta e ad incrementare nello stesso tempo le occasioni venatorie, implementando, a questi fini, gli interventi ambientali e la produzione locale di fauna per il ripopolamento dei territori di caccia programmata. Per questo si è puntato sull’aumento e la migliore gestione delle “Zone di Ripopolamento e Cattura” ed incrementando le attività di controllo e vigilanza sul territorio, delineando non già uno strumento fine a sé stesso, bensì una funzione attiva e consapevole nel più complesso sistema ambientale".
Gli obiettivi generali della pianificazione faunistica provinciale possono essere riassunti come di seguito: gestione faunistica dell’intero territorio provinciale basata prioritariamente sull’incremento e qualificazione degli interventi ambientali, gestionali e strutturali e delle risorse a ciò dedicate e sulla diminuzione dei ripopolamenti sia in quantità che per quanto riguarda le risorse a questi dedicate; miglioramento della produttività delle Zone di Ripopolamento e Cattura (intesa nel senso più ampio, quindi non solo come numero di esemplari da catturare, ma anche in funzione di un maggiore irradiamento) da raggiungere tramite la gestione diretta da parte degli A.T.C. delle Z.R.C. e coinvolgendo direttamente il mondo agricolo; revisione delle metodologie di ripopolamento di fagiano in tutto il territorio provinciale, azzeramento delle immissioni integrative tardo estive diffuse e diminuzione quantitativa complessiva dell’impiego di fagiani provenienti da allevamento di almeno il 30% rispetto alla media degli ultimi tre anni entro il quinquennio di programmazione – quantificazione dei ripopolamenti sulla base di opportuni censimenti e monitoraggi; raggiungimento della copertura di almeno l’80% del fabbisogno di lepri da ripopolamento dell’intero territorio tramite la cattura locale (Z.R.C., Z.diR., Centri di riproduzione della fauna pubblici e privati, allevamenti estensivi e zone di riproduzione della fauna selvatica interni alle A.F.V.) e l’acquisto presso allevamenti estensivi locali; azzeramento dell’impiego delle lepri di importazione estera nei ripopolamenti – quantificazione dei ripopolamenti sulla base di opportuni censimenti e monitoraggi; recupero e conservazione della popolazione di starna quale elemento tradizionale della fauna stanziale; incremento della presenza della pernice rossa nella fascia di territorio individuata quale potenzialmente adatta e contestuale diminuzione della presenza del fagiano; revisione, entro il 2015, del regolamento relativo agli appostamenti fissi che preveda in particolare una più precisa definizione delle tipologie di appostamento realizzabili, modalità semplificate per le altane da ungulati, ridefinizione delle distanze in caso di adozione paratie, eventuale diversa durata dell’autorizzazione; incremento dell’attività di prevenzione danni alle colture agricole ed al bestiame di allevamento da parte della Provincia, degli A.T.C. e delle A.F.V. nei territori di propria competenza; attuazione di un programma di monitoraggio del lupo e dell’avifauna migratoria non acquatica; incremento qualitativo e quantitativo delle azioni di vigilanza in tutto il territorio provinciale, ed in particolare nelle Zone di Ripopolamento e Cattura, nelle Oasi e nelle Zone di Rispetto A.T.C., attivando tutte le opportunità previste dalla normativa (ad es. diretto coinvolgimento degli A.T.C. nella predisposizione delle attività di vigilanza); individuazione delle nuove Z.R.C. nelle aree di alta vocazione per le principali specie di fauna stanziale (nell’ordine: lepre, fagiano, starna, pernice) valutandone prioritariamente l’adiacenza o vicinanza alle attuali e prevedendo zone con dimensioni massime intorno ai 500 ettari; individuazione delle eventuali nuove Oasi nei territori a più alto valore naturalistico, nei territori interessati da rotte migratorie principali e nei valichi montani; perseguimento il contenimento entro limiti di tollerabilità dell’impatto del cinghiale sulle attività antropiche in generale ed agricole in particolare tramite l’attivazione obbligatoria di tutte le forme di caccia e di controllo possibili; prevenzione dei danni da canidi in genere e da lupo in particolare negli allevamenti del territorio. Impegno della Provincia a perorare le istanze degli allevatori in merito alla ridefinizione dei criteri di quantificazione dei danni (accertamento del danno indiretto: aborti degli ovini, mancata lattazione …) come già avviene in altre Regioni.