Cristina Orsi, bresciana di Salò e laureanda in medicina e chirurgia, è cacciatrice per tradizione (figlia e nipote di cacciatori) ma soprattutto per passione, quella per la cinofilia.
Tutto è iniziato con i cani di famiglia, splendidi esemplari da esposizione e da lavoro. Con i riconoscimenti internazionali, Cristina è arrivata ad avvicinarsi ai cani da traccia e al mondo del recupero degli ungulati feriti. "Credendo che un buon recuperatore debba anche essere un conoscitore della fauna selvatica, lo scorso anno ho deciso di prendere la licenza di caccia e proprio poco fa ho superato l’esame e sono stata abilitata al prelievo selettivo degli ungulati ed alla caccia collettiva al cinghiale”.
Il primo cane è stato Axel. "Il primo Bayerischer Gebirgsschweisshund di mio padre, arrivò che avevo dodici anni - racconta Cristina - , fu, per me, il cane della vita, un cane diverso da tutti gli altri per intelligenza e carattere, capace di un amore incredibile, ma dotato di una indipendenza e forza d’animo unica, intelligente, fedelissimo ma non sottomesso, un membro della famiglia a tutti gli effetti".
"Tredici anni dopo - continua Cristina - arriva Casper, il mio Bayerischer Gebirgsschweishund, abbiamo iniziato con le esposizioni canine, un mondo pressoché sconosciuto per i cacciatori, abbiamo ottenuto grandissimi risultati, un titolo di Campione del Mondo Juniores a Salisburgo nel 2012, un terzo posto al Mondiale nel 2013 a Budapest, il titolo di Campione Italiano di Bellezza e stiamo attendendo l’omologazione a Campione Internazionale. Per Casper, e con Casper, ho fatto il corso da Conduttore cani da Traccia, mi sono così avvicinata al mondo venatorio passando da un’attività che venatoria non è: il recupero degli ungulati feriti".
Secondo Cristina la caccia e la figura del cacciatore dovrebbero passare attraverso un percorso di profonda autocritica. "Ogni cacciatore - spiega - deve comprendere che etica e caccia non possono che essere un tutt’uno, un’amalgama indissolubile. Rispetto, dovrebbe essere la parola d’ordine per il Cacciatore, con la “C” maiuscola, rispetto per la fauna, prima di tutto, per l’ambiente ed in conseguenza, per se stesso".
"Purtroppo nei futuri cacciatori che ho conosciuto durante la mia recente esperienza da corsista per l’abilitazione a selecontrollore, non ho sempre visto la necessaria consapevolezza della responsabilità che si assumono nell’inquadrare un essere vivente nell’ottica, nel premere il grilletto, nel togliere una vita. La caccia - sottolinea Cristina - non dev’essere vista solo come possibilità di fare carniere, di prelevare il super trofeo, ma come una attività con un passato ricco di storia e cultura, che non merita di essere infangata con comportamenti omertosi od irrispettosi, deve essere prima di tutto Passione".
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