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News CacciaCaccia in deroga, Stival al Governo: no a parere obbligatorio Ispra martedì 27 maggio 2014 | | Sulla base della norme europee le Regioni, per autorizzare la caccia in deroga, devono ottenere dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA – un parere obbligatorio e vincolante dove sia concretamente definito il concetto di prelievo “in piccola quantità”. Ma dal 2006 l’ISPRA sembra sottrarsi a tale funzione di consulenza invocando dapprima l’insufficienza dei dati disponibili e poi, da quest’anno, l’impossibilità di realizzare il calcolo della cosiddetta “piccola quantità”.
E’ questa la situazione che ha spinto l’Assessore Regionale alla Caccia del Veneto, Daniele Stival, a scrivere una lettera formale al Presidente del Consiglio, ai Ministri dell’Ambiente e delle Politiche Agricole e Forestali e ai Presidenti dei due rami del Parlamento, sottolineando “l’insostenibilità della situazione, che nasce dal fatto che si è inteso conferire con legge al parere Ispra valore di parere obbligatorio e vincolante, senza prevedere contestualmente la possibilità, nel caso l’Ispra non sia in possesso dei necessari elementi conoscitivi, di ricorrere a pareri parimenti autorevoli quali quelli forniti da Istituti Universitari”.
“In altre parole – prosegue la lettera – non si può francamente accettare, stante la posizione di esclusività ed insindacabilità tecnico-scientifica che si è voluto riconoscere in capo all’Ispra in materia di caccia in deroga, il permanere di difficoltà operative dell’Istituto che si traducono di fatto nell’inapplicabilità della normativa nazionale e comunitaria pertinente”.
Con queste premesse, l’Assessore alla Caccia del Veneto chiede che venga assicurato all’Ispra “ampio sostegno anche attraverso il riposizionamento della vigilanza sull’Istituto in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, com’era in passato”; e che “si esca dall’attuale situazione di stallo attivando presso la Presidenza del Consiglio un tavolo tecnico specifico tra Regioni e Ministeri competenti, che consenta di individuare percorsi risolutivi per l’annosa problematica”.
“La materia della caccia – dice anche l’Assessore veneto – è così delicata e così condizionata da contrapposizioni ideologiche che necessita di strumenti conoscitivi al passo con i tempi, che evidentemente mancano. Non è una questione marginale – conclude l’esponente di Palazzo Balbi – perché riguarda il mantenimento, non solo nel Veneto, di forme tradizionali di caccia che vanno salvaguardate, pur nel rispetto dei principi di sostenibilità, in difesa di un mondo venatorio i cui diritti e le cui aspettative devono essere riconosciuti e poter concorrere, in Italia come in Europa, a progettare una fruizione compatibile delle risorse ambientali. Senza contare, infine, l’importante indotto economico, valutabile in miliardi di euro, che il settore innesca”.
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