Quanti cacciatori hanno subito
sequestri e perquisizioni che poi si sono rivelati eccessivi o immotivati? Non succederebbe se a supportare il lavoro delle forze dell'ordine nei controlli
ci fossero persone che operano nel rispetto della legge e non spinte da un'ideologica avversione alla caccia. Quanto accaduto al protagonista di questa storia, che prendiamo dal sito dell'Anuu Migratoristi, ha dell'incredibile.
Un capannista di Verona è infatti incappato in un procedimento giudiziario a suo carico pur avendo preso ogni accorgimento possibile per
detenere i suoi richiami nelle condizioni migliori. E' stato infatti denunciato e contravvenzionato dal servizio di vigilanza per la detenzione dei richiami in una struttura ubicata nel terreno vicino al suo appostamento fisso, nonosante il locale fosse perfettamente areato e tenuto nelle migliori condizioni ambientali ed igieniche.
A peggiorare la situazione
è arrivata la perizia tecnica chiesta dalle guardie venatorie ad un esperto torinese, che stando a quanto riferisce l'Anuu, non ha nemmeno visitato i richiami e il luogo in cui erano detenuti, ma ha ugualmente dichiarato la rilevanza penale sul benessere dei richiami.
Fortunatamente la brutta avventura è stata risolta dal Procuratore ministeriale, che, dopo aver letto gli atti (e la puntuale istanza del difensore, avv. Mario Vittorio Guarnati di Verona),
ha dissequestrato i volatili, e richiesto l’archiviazione del procedimento penale, poi concessa, ritenendo che non sussistessero elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. Tutto si è risolto quindi. Ma quanto è costato questo teatrino alla macchina della giustizia, in termini di tempo e soldi pubblici? E al nostro cacciatore, accusato ingiustamente? Chi lo ripagherà del tempo perso e dello stress subito?