Dopo un lungo letargo durato molti anni, i Radicali tentano di cavalcare il filone ambientalista con un attacco multiplo alla caccia, definita come “retaggio di una cultura violenta e arcaica”. Resuscitando un vecchio cavallo di battaglia, forse non sufficientemente strigliato con le eclatanti sconfitte del passato, questo partito ormai inesistente, fuori di fatto dalla vita politica italiana, ha la pretesa di rilanciare una campagna di riforma della legge quadro sulla caccia.
E lo fa in occasione dei 24 anni precisi dalla prima grossa battaglia (era il 3 giugno 1990 quando si tennero i due referendum promossi dal Partito Radicale per abolire il “diritto” dei cacciatori di entrare nei fondi agricoli e per ridurre le specie cacciabili), referendum appunto, che si trasformò in una sorprendente vittoria dei cacciatori, segnando la definitiva approvazione degli italiani, i quali ritennero superfluo votare per queste questioni.
La fantomatica riforma radicale insiste sull'abolizione dell'articolo 842 del codice civile (diritto di accesso ai fondi agricoli privati ai cacciatori), l'abolizione dei richiami vivi, secondo i Radicali addirittura “non permessi dalle Direttive europee” (assolutamente falso), la limitazione della caccia in aree non popolate e non soggette ad attività agricole e turistiche (ovvero in riserva), la libertà, per gli agricoltori, di aderire volontariamente ai piani faunistici-venatori; l’estensione del divieto di caccia a tutte le Aree tutelate per legge al fine di potenziare i livelli di tutela e favorirne la fruibilità ai fini turistici. Per fare passare il concetto, i Radicali chiedono aiuto a Carlo Consiglio, storico presidente della Lac: un anziano signore che da almeno 50 anni fa di tutto per denigrare i cittadini cacciatori, arrivando a chiamarli malati mentali e assassini.
I Radicali attaccano anche il lavoro della Commissione Ambiente sulla riforma dei Parchi, criticando in particolare la parte in cui si ipotizza l'aiuto dei cacciatori, abilitati, nel controllo della fauna selvatica in eccesso. Qualcuno spieghi ai Radicali che anche su questo punto ormai sono concordi perfino le amministrazioni dei Parchi, che, soprattutto dopo l'ondata di tagli, non sanno più a che santo votarsi per risolvere i problemi causati dalla fauna selvatica in eccesso. La riforma sta uscendo da un serrato confronto con tutte le parti interessate, Federpachi in testa. E perfino gli ambientalisti, senza darlo troppo a vedere, stanno oramai tendendo la mano ai tanto odiati cacciatori. In tutta Europa, e anche altrove, la demonizzazione della caccia è qualcosa che appartiene ad un passato lontano. Come i Radicali, ormai superati dalla storia e dal buonsenso degli italiani.
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