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News CacciaGIOVANI MEMORIE, Roberto Giubilato: sorpresa a caccia nella Laguna veneta martedì 1 luglio 2014 | | Colgo l'occasione per raccontare un esperienza venatoria che mi rimarrà impressa per sempre. Era una fresca giornata autunnale di ottobre, e mi trovavo con il mio maestro di caccia Paolo Perini, in un noto appostamento fisso di caccia nella laguna sud di Venezia. Come ogni domenica in “barena” avevamo passato la notte in barca al fine di mantenere l’appostamento e posizionato stampi e richiami vivi nelle ore che precedevano l’alba.
La giornata si prospettava limpida, che significa in tale periodo, passaggio di molti uccelli in migrazione ma la maggior parte fuori dalla nostra portata. E fu cosi che molti e molti stormi di anatidi entravano ed uscivano nelle valli da caccia ma a noi si presentavano grandi come un puntino, fino a quando, quattro sagome virarono e iniziarono a credere al gioco degli stampi. Accovacciati, immobili senza batter ciglia rimanemmo, e questi uccelli senza timore si posarono in mezzo agli stampi. "Tre, due, uno... vai..." disse il mio mentore per coordinare l’attacco , ma nessuno dei due sparò. "Quattro oche egiziane" esclamò, ma io, grazie agli studi scientifici e con l’esperienza che ho immagazzinato collaborando ai censimenti degli uccelli acquatici IWC nel Delta del Po, le riconobbi subito... erano quattro casarche. Questa specie viene considerata ancora rara anche se gli avvistamenti in autunno negli ultimi anni sono regolari ma per noi era la prima volta.
Le guardammo per un po’, stupiti ed affascinati nuotare davanti a noi, quando ad un tratto presero il volo con la loro bellezza e maestosità sorvolarono alcune botti fino a scomparire all’orizzonte. Questa esperienza, a mio parere, fa capire che noi cacciatori, non usciamo solo per sparare come alcuni credono, ma soprattutto come noi giovani, il futuro della caccia, siamo sensibili ai cambiamenti e siamo i veri conoscitori dell’ambiente che ci circonda. Attualmente si sta prospettando l’avvento di un ambientalismo-venatorio, fino a poco tempo fa erano termini per tutti contrari, come quello portato avanti dalla Cultura rurale e da Massimo Zaratin dove il cacciatore è il vero guardiano della terra, conosce la fauna e la flora che lo circonda, conosce l’agricoltura e si prodiga a segnalare abusi edilizi e discariche sul territorio. Conosco molti giovani amanti della caccia e questi ragazzi si affascinano sempre quando vedono un animale inusuale, segnalandolo e soprattutto aiutando la raccolta dei dati ornitici utili alla stesura di statistiche e della tracciabilità delle rotte transitorie di tali uccelli.
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