“Il Governo, sulla caccia in deroga allo storno, deve fornire un indirizzo chiarificatore ad Ispra affinché risulti una netta distinzione tra le deroghe legate alla tutela delle produzioni agricole e quelle motivate dalle pratiche venatorie tradizionali”. E' quanto scrive l'assessore Tiberio Rabboni ai Ministri all'Agricoltura, Maurizio Martina e all'Ambiente, Gian Luca Galletti, vista la deroga con il limite delle “piccole quantità”, cui la Regione si è dovuta uniformare dopo il parere Ispra.
L'Emilia Romagna ha chiesto di poter cacciare lo storno in deroga per prevenire gravi danni all'agricoltura, limitando gli spari in prossimità di frutti pendenti (olive e uva) ma, diversamente dagli scorsi anni l'Ispra ha subordinato il parere favorevole alla deroga fissando in 50 mila esemplari, il quantitativo massimo ammissibile di prelievi. “Se il regolamento europeo, e conseguentemente la nostra delibera, motivano il prelievo in deroga con la tutela dei frutti pendenti e dell'uva dagli attacchi degli storni – spiega Rabboni - non ha, infatti, alcun senso fissare preventivamente un quantitativo massimo ammissibile. Il quantitativo - scrive Rabboni ai due ministri - non può che essere in funzione dei frutti pendenti da tutelare. Diversamente si verrebbero a configurare situazioni di ingiustificata disparità tra i frutteti e i vigneti difesi fino al raggiungimento del limite prestabilito e quelli lasciati indifesi dopo il raggiungimento di tale limite. A quel punto, inevitabilmente, si porrà il quesito sulla competenza al pagamento dei danni a questo secondo gruppo di agricoltori. Ovvero, se debba ancora provvedere la Regione, costretta suo malgrado ad una limitazione quantitativa o all'Ispra, e per essa allo Stato, che tale limitazione ha imposto”.
Secondo l’assessore Rabboni ci troviamo di fronte ad un fraintendimento da parte di Ispra rispetto a limiti quantitativi contenuto nella Legge 157/92, chiaramente riferito ai prelievi in deroga di altra tipologia, ovvero alle "modiche quantità" legate alle cosiddette "caccie tradizionali".
Nella missiva anche l’invito ai ministri ad attivare la richiesta alla Ue di una revisione nel corso del 2015 delle specie protette in Italia con l'obiettivo di togliere dall'elenco la specie storno che sulla base di quanto sostenuto dalla stessa Ispra - con il documento "Lo storno Sturnus vulgaris in Italia: analisi della situazione esistente e considerazioni circa l'inserimento della specie tra quelle cacciabili ai sensi della Direttiva 2009/14 7/CE (Allegato II/2)" - gode di un ottimo stato di conservazione ed è fonte di cospicui danni all'agricoltura italiana.